Cultura e Spettacoli / Lecco città
Martedì 04 Dicembre 2018
«I classici sono eterni
Oltre i preconcetti e il tempo»
In scena questa sera alle 21 al Palladium con “Opera Buffa!”
Elio di Elio e le Storie Tese - questa sera alle 21 al Palladium con “Opera Buffa!” per la prosa del Comune di Lecco e del Sociale - è personaggio sicuramente conosciuto. Le sopracciglia più folti del piccolo schermo sono stati visti a Sanremo tante volte, con il gruppo. E in tante trasmissioni televisive. Da solo è stato giudice di Xfactor. Forse l’unica cosa che non si conosce è il nome all’anagrafe. È sulla locandina. Stefano Belisari.
Colmata questa lacuna si può cominciare chiedendo come mai l’idea di uno spettacolo sull’opera buffa.
«Quando si parla di grandi, Mozart, Rossini e altri, si pensa sia cosa per appassionati. La verità è che stiamo parlando di una musica che piace ancora oggi dopo secoli. Una musica facile. Nello spettacolo raccontiamo Il Flauto Magico, una favola che piace ai bambini, cantiamo arie molto note. Il tentativo è già andato a buon fine tante volte. Il nostro desiderio è di incuriosire un pubblico che ha voglia di qualcosa di nuovo, non necessariamente di appassionati. L’assurdo è che per la maggior parte del pubblico questo repertorio appare nuovo».
Colpa dell’ignoranza musicale che c’è in Italia.
Forse. Un classico non è altro che una cosa talmente bella che supera la prova del tempo. Ma quando Virgilio scriveva l’Eneide non pensava che stava scrivendo qualcosa di immortale. Pensava solo di fare del suo meglio.
Nel capolavoro di Milos Forman “Amadeus” si vede il genio nella sua quotidianità.
Quando un autore si trasforma in un classico passa a una dimensione divina, quasi. Lo si considera come qualcosa di sacro. E questo lo danneggia. Prendiamo Mozart ad esempio. Pensare sia solo per appassionati significa negarci l’ascolto delle sue opere. Noi facciamo il Flauto Magico, che è una favola, bella, intrigante, divertente. L’abbiamo eseguita per un pubblico di bimbi e si sono divertiti come matti. Il vantaggio dei bimbi è che si avvicinano alle cose senza preconcetti. Gli adulti dovrebbero fare lo stesso.
Che rapporto c’è tra musica pop di oggi e quella popolare di allora (Mozart piaceva moltissimo al popolo). È solo questione di troppe note rispetto al giro di do?
Io la penso come Berio, che fra tutti aveva centrato il punto. Non esiste differenza di generi, anche se per comodità etichettiamo tutto, pop, rap, rock, classico. Esiste la buona musica e l’altra. Penso anche che la qualità stia scendendo in generale. Ma a parte questo, la gente dovrebbe avvicinarsi alla musica non per generi, cercando la musica bella e di qualità. Il film “Amadeus” ha il merito di riportarci alla sostanza delle cose. Mozart si metteva di fronte al foglio bianco esattamente come ci si mette un rapper di oggi, o faceva un compositore di canzoni di 30 anni fa. Intendiamoci, non sto mettendo sullo stesso piano Mozart e Sfera Ebbasta.
Per apprezzare la qualità ci vuole cultura?
Ho una regola: una cosa mi piace o non mi piace. Trovo molto efficace il paragone con il cibo: quando si è piccoli si amano le patatine e gli hamburger, poi crescendo si affina il gusto e si scoprono cibi nuovi. Lo stesso vale per la musica. Imparare a suonare aiuta. Ma anche chi non ha studiato può imparare ad ascoltare. E si può affinare il gusto ascoltando cose di qualità.
Portandole in giro come fate voi.
Sono sicuro che se una persona qualunque ascolta Mozart, gli piace, perché è ancora bello da sentire, ha superato la prova del tempo come dicevamo. E merita un ascolto fanciullesco che superi i pregiudizi. Invito chi ha voglia di uscire dalla spirale viziosa di reggaeton a rigettare canzoni fast food, tutte uguali. Da consumo massificato, semplice.
Farete l’aria della Regina della notte, di Papageno?
Certamente. Bellissima. L’assurdo è che la gente sente questa aria e sa di conoscerla già. Solo non sapeva che faceva parte del Flauto Magico.
In base alla tua esperienza i talent possono aiutare o il contrario?
Aiutano e lo fanno già. Non dimentico che prima dei talent, parola che funziona meglio di concorso, la musica per le trasmissioni televisive era una specie di maledizione, abbassava l’auditel. La musica era un ammazza ascolti. Con i talent è cambiato tutto. Si alza l’ascolto, soprattutto dopo che X-Factor l’ha preso Sky. E’ diventato un grande spettacolo, un argomento di discussione. Voglio essere ottimista, questo maggiore interesse potrebbe significare più bambini indirizzati allo studio della musica.
XFactor è presente in tutti i media.
Nei bar si discute del cantante più bravo e di quello meno bravo. Non è che tutto sia perfetto, intendiamoci. Non più tardi di ieri (giovedì 29 novembre, ndra), ho assistito all’eliminazione della migliore cantante di questa edizione (Sherol Dos Santos). Non me lo spiego.
È il pubblico bellezza. I talent hanno anche aspetti negativi, portano a un certo appiattimento?
L’appiattimento non è colpa dei talent. Noi di Elio e le Storie Tese, che mastichiamo un po’ di musica, ci siamo divertiti per anni a prendere il giro di accordi di una canzone sentita per radio e cantarne altre 20 sugli stessi accordi. Questione di pigrizia, non si cambia metrica, non si cambiano accordi, la struttura delle canzoni. Noi delle Storie Tese lo abbiamo fatto da sempre.
Allora è vero che tutto è uguale.
C’è una spirale discendente in effetti. Dipende dalla volontà di inseguire senza sforzo costantemente il gusto del pubblico.
Continuerete come gruppo a divertirvi ancora?
Ci siamo sciolti ufficialmente dopo sei mesi di festeggiamenti. Ci vediamo in privato e ci divertiamo per conto nostro.
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