“Grand Tour in bicicletta tra il Lario e le Alpi”, dal 15 aprile in edicola con La Provincia

Un volumetto degli americani Elizabeth Robins e Joseph Pennell: il Lago di Como è il fulcro del viaggio, ma la formidabile coppia esplora anche altri bacini della zona prealpina come il Lago di Lugano, il Lago Maggiore e il Lago d’Orta

Lecco

Il triangolo magico compreso tra il Passo dello Spluga, Lecco e Como è stato raccontato nei secoli da autori straordinari, eppure chi abita in questi territori spesso non li ha letti. Non per pigrizia, ma perché molti non sono mai stati tradotti in italiano.

Come Mary Shelley. Solo nel 2020, per esempio, è uscito “A zonzo sul Lago di Como” (Edizioni Sentiero dei Sogni) di Mary Shelley, ovvero il tomo del reportage di viaggio in più volumi “Rambles in Germany and Italy”, in cui l’autrice di “Frankenstein” racconta le esperienze vissute durante il suo soggiorno di due mesi del 1840 sul Lario, dove andò a cercare, tra gli altri, i luoghi manzoniani letti nei “Promessi sposi”, dopo un avventuroso attraversamento dello Spluga e della Valchiavenna.

Ora esce, in ideale continuità con l’opera della Shelley, “Grand Tour in bicicletta tra il Lario e le Alpi” (New Press Edizioni), curato sempre da chi scrive con la traduzione di Claudia Cantaluppi: un volumetto degli americani Elizabeth Robins e Joseph Pennell, disponibile a 8,30 euro con il nostro quotidiano da domani fino al due giugno nelle edicole delle province di Lecco e Sondrio.

Gli autori sono meno noti al pubblico italiano, ma non meno sorprendenti della “mamma” di “Frankenstein”: Elizabeth Robins (Filadelfia, 21 febbraio 1855 - New York, 7 febbraio 1936) è stata una scrittrice e giornalista dotata di una prosa raffinata, ma anche agile e ironica, degna erede delle migliori firme femminili delle generazioni precedenti (non a caso esordì con una biografia della madre della stessa Mary Shelley, la filosofa Mary Wollstonecraft). Joseph Pennell (Filadelfia, 4 luglio 1857 - New York, 23 aprile 1926) fu un litografo e disegnatore tra i più noti del suo tempo, amico e illustratore dei libri di George Bernard Shaw, Robert Louis Stevenson, Henry James e Oscar Wilde.

Elizabeth e Joseph si conobbero nel 1882, lavorando a un articolo su Filadelfia per la rivista newyorchese “The Century Magazine”. Un paio d’anni dopo si sposarono, si trasferirono a Londra e acquistarono un velocipede a due posti con cui cominciarono a girare il mondo. Da noi hanno avuto una “botta di notorietà” solo nel 2002 quando Sellerio pubblicò “L’Italia il velocipede”, traduzione del primo libro da loro dedicato al nostro paese, ma limitato a Lazio, Toscana e Umbria. Erano ormai una coppia di mezza età, però decisamente in forma, quando nel 1898 esplorarono i laghi del Nord Italia e le Alpi. Qui giunsero con le prime safety bike, antesignane delle moderne biciclette nella forma, ma pesanti e senza cambi.

Nel libro in edicola con “La Provincia” vi proponiamo la traduzione integrale di “Italy’s garden of Eden”, il viaggio dei Pennel sui laghi lombardo-ticinesi, che non è mai stato tradotto in italiano. Se ne offre una versione che integra le diverse stesure pubblicate dagli autori in volume nel 1927 e sul “Century illustrated magazine” nel 1901. In appendice abbiamo aggiunto due brani legati al nostro territorio tratti da altri loro libri: uno sul percorso dal Lario allo Spluga incluso in “Over the Alps on a bicycle”, volume di cui l’editore Archinto propose l’edizione integrale nel 2002, l’altro da “The life and letters of Joseph Pennell”, invece parimenti inedito in Italia. Il testo è illustrato da ben 33 disegni, che Joseph Pennell dedicò ai paesaggi attraversati.

Il Lago di Como è il fulcro del viaggio, ma la formidabile coppia esplora anche altri bacini della zona prealpina: Lago di Lugano, Lago Maggiore e Lago d’Orta. Di ogni luogo ci restituisce una narrazione e una visione interessantissime per due motivi: lo hanno visto prima che dilagassero il cemento e le automobili, ma con uno sguardo che sembra venire dal futuro. I Pennell sono, infatti, antesignani del cicloturismo e di un approccio meditato ai paesaggi culturali (cercano le tracce di Plinio, Manzoni, Turner e molti altri scrittori e artisti), che sembra tracciare la strada per uscire dai limiti di quello “mordi e fuggi” oggi in voga.

Aneddoti

Tanti gli episodi degni di nota. Innanzi tutto una lode della strada Lecco-Colico tracciata da Carlo Donegani negli anni Venti dell’Ottocento: «A Colico inizia la meravigliosa strada che costeggia l’intera sponda orientale, con la sua piacevole inclinazione, le sue gallerie tra le rocce, la sua eccellente estensione, un trionfo di abilità ingegneristica».

Poi la consapevolezza dell’importanza di immergersi nel paesaggio, di praticare un turismo lento rispetto a quello che allora si faceva in piroscafo e treno: «In pochi giorni si può vedere ben più di quanto non faccia il viaggiatore moderno medio, per il quale il lago di Como è solo il panorama dal battello a vapore mentre va da Colico a Lecco». Allora il cicloturismo aveva anche una componente eroica, soprattutto se praticato con impeccabili vestiti in stile vittoriano, come i “nostri eroi”.

Tra Chiavenna e lo Spluga si trovano spesso costretti a spingere la bicicletta: «Le pietre miliari mi mostravano quanto lento fosse il mio incedere...». Ma Elizabeth e Joseph sanno prendere tutto com un’avventura, anche quando si accorgono di un guasto alla bicicletta sul battello tra Como e Varenna, attirando l’attenzione dei passeggeri più del paesaggio circostante: «Sbarcati a Varenna, portammo la bicicletta da un fabbro che aveva appeso un cartello del Touring Club. Ma a quanto pare il Touring Club concede i suoi cartelli a chiunque desideri usarli come decorazione...». Del resto, in tutto il loro viaggio, incontrano solo altri tre cicloturisti: due donne americane proprio a Varenna e una tedesca sul battello diretto in Alto Lago.

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