Cultura e Spettacoli / Morbegno e bassa valle
Venerdì 19 Luglio 2019
Fiati di Valtellina, siamo a quota 200
Al Sant’Antonio. Venerdì a Morbegno l’Orchestra raggiunge una cifra importante per numero di esibizioni. Il maestro Della Fonte: «Credo che chi non ci ha mai visto non troverebbe per niente noiosi i nostri concerti».
Promette di essere un concerto bellissimo “Una scala verso la Luna”, l’esibizione numero 200 dell’’Orchestra di Fiati della Valtellina pensata in occasione del 50° anniversario della spedizione lunare e fissata venerdì 19 luglio alle 21 all’auditorium Sant’Antonio a Morbegno.
Un numero importante - 200 - e un traguardo importante. «A volte i numeri servono a capire meglio come stanno le cose, e rendono perfettamente l’idea del lavoro che c’è alle spalle -, spiega il direttore, il maestro Lorenzo Della Fonte -. Dentro questo numero ci sono tantissime prime esecuzioni assolute, prime europee, italiane, la musica che proponiamo da tanti anni. Allora ecco che anche il numero diventa importante e non indice di tanto movimento per niente». Per festeggiare la duecentesima esibizione l’Orchestra Fiati sarà a Morbegno. «È capitato che proprio il concerto 200 avvenisse a Morbegno, che è il luogo dove abbiamo dato più concerti in assoluto, 30, e lo spazio dove proviamo, quindi siamo particolarmente legati all’auditorium di Morbegno, sia per motivi artistici che pratici, per noi è un po’ come casa». Domani sera il repertorio sarà come sempre di grande qualità, con pezzi in trascrizione per fiati e concluderà la serata il brano di Michael Daugherty. «Siamo i primi in Europa ad eseguirlo e questo è un brano originale per fiati con violino solista, le percussioni, un pezzo molto bello, molto moderno e fruibile, la ciliegina sulla torta della serata».
Un concerto rivolto a chi? Chi è vostro pubblico ideale? «È una domanda difficile perché ci rendiamo conto che non sempre il pubblico è quello che vorremo, ad esempio i giovani sono pochi. Forse il pubblico valtellinese è anche meno pigro di altri, faccio concerti in tutta Italia e purtroppo il pubblico è sempre più anziano. Per questo continuiamo a svolgere anche un’attività didattica ed educativa per far avvicinare i giovani alla musica classica, abbiamo il grande bacino di utenza delle bande dalle quali arrivano tanti dei nostri strumentisti, questo è il modo che abbiamo per allargare il nostro pubblico. Un nostro pubblico ce l’abbiamo sempre e varia anche a seconda di dove suoniamo, ma vorremmo che anche chi non ci segue mai venisse a sentirci perché credo resterebbe sorpreso e non troverebbe per niente noiosi i nostri concerti».
Con l’obiettivo di incrementare l’appeal delle esibizioni, il maestro Della Fonte sta mettendo in pratica una nuova modalità di esecuzione. «Da qualche tempo affianco alla musica le parole, al di là della lettura del classico programma di sala. Cerco di introdurre in maniera piacevole, quindi non noiosa, i pezzi, in modo che la gente sappia che cosa deve andare a sentire. Mi rendo conto che funziona perché alla fine del concerto c’è che ci mi dice “grazie, senza questa indicazione avremmo capito la metà”. È una formula nuova che mi costa anche un po’ di fatica in più, perché già dirigere comunque stanca, a volte mi manca il fiato, però vedo che viene apprezzato e allora provo a metterlo in pratica».
Intanto l’Orchestra, in attività da 28 anni, resta per Della Fonte come «una figlia che non si può lasciare da sola , con cui riesco a fare dei programmi interessanti». Sogni per il futuro? «Sogni ne abbiamo fatti tanti negli anni. Ci sono stati momenti anche politici più favorevoli dove abbiamo pensato di diventare un’orchestra stabile. Molti dei ragazzi che suonano nell’orchestra sono dei professionisti, altri insegnati o fanno la musica di mestiere, ci sono stati anni in cui abbiamo sperato che l’orchestra diventasse qualcosa di professionale. Poi però purtroppo la cultura è andata sempre peggio, quindi adesso forse non è più il tempo di sognare, è più il tempo di concretizzare certe cose. Certo abbiamo sicuramente bisogno dell’aiuto della politica, delle amministrazioni, altrimenti concretizzare diventa difficile e in Italia la musica ha avuto e continua ad avere solamente tagli. Però, chissà, magari da noi può nascere anche qualcos’altro, magari un’orchestra che non sia di soli fiati».
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