Cultura e Spettacoli / Lago
Sabato 08 Marzo 2014
Fabio Treves, 40 anni di carriera
Li festeggia questa sera sul lago
Il tour organizzato per l’importante compleanno approda stasera al “De Andrè” di Mandello
Come le storie d’amore più intense ed emozionanti, la liaison tra Fabio Treves e la musica blues nasce, si sviluppa, si alimenta di sentimenti forti.
Sono passati quattro decenni da quando il “Puma di Lambrate” importò in Italia un genere allora sconosciuto al grande pubblico. Una scommessa vinta. Che oggi taglia un traguardo, i 40 anni di storia, che nessuna altra blues band italiana ha mai raggiunto prima.
Per spegnere le 40 candeline la Treves Blues Band sta girando il nord Italia con show ospitati in teatri, finora gremiti in ogni ordine di posto. Sold out al debutto a Casale Monferrato, al Teatro Sociale di Como, al “Lodi Blues Festival”.
Si spera nel tutto esaurito anche stasera al teatro “De Andrè” di Mandello del Lario (piazza Leonardo da Vinci; apertura porte 20, inizio live 21; intero 10 euro, under 25 e over 65 5 euro; info e prenotazioni: 0341.702243 e sul sito mandellolario.it).
Fabio Treves ha contato i giorni che lo separavano al ritorno sul palco mandellese (dove si esibì tre anni or sono nell’ambito della rassegna “Blues in teatro”), in una terra, il Lario sponda lecchese, dove ha sempre trovato un pubblico caloroso e partecipe.
«Ormai sono lanciato, dopo i sold out delle prime date, è una questione di principio - esordisce sorridendo Treves - vorrei vedere anche a Mandello un teatro strapieno. In una serata a base di blues e mimose, essendo la Festa delle donne».
Il racconto dell’artista milanese prende le mosse dalla soddisfazione di questi giorni. «Non è una cosa comune che una blues band arrivi a festeggiare i 40 anni, e riesca pure a fare proseliti tra i giovani». Se successo è, alla base Treves riscontra l’estrema vitalità del blues. La “Musica del diavolo” trasmette emozioni ed educa i più giovani. Alla scoperta di un’idea di musica e di vita che sono legate a doppio filo. «Mi piace andare tra i giovani, nelle scuole, nelle feste e in incontri vari, per divulgare la mia missione - continua -. Il blues non è soltanto un disco o un genere, non è solo Muddy Waters e BB King. Ha un sapore naif. Come hanno insegnato anche molti film e documentari, in questo mondo si annida un modo di vivere, di accettare la vita, di reagire alle difficoltà, vi si ritrovano le cose di tutti i giorni».
Proprio su questi aspetti, ricordando il suo ruolo di precursore, Fabio Treves tiene a specificare il valore unico del “suo” blues. «Chi non ha mai vissuto un periodo di stanca e depressione, di felicità e amore improvviso? Nel blues si intrecciano amore, lavoro, voglia di pace e armonia, amore per la natura e l’ambiente - spiega - ci sono dischi interi che parlano di ambiente come di battaglie per difendere il proprio lavoro, sempre condivise, sempre insieme. Sono valori belli e sani che si ritrovano solo in questa musica. Basta avere una chitarra, due accordi, e un’armonica. Non conta il valore economico dello strumento, ma come sei tu, come comunichi alla tua gente. È una magia tipicamente blues».
Una carriera impreziosita da momenti unici. Come le performance con il grande Frank Zappa nel 1988 a Milano e Genova: «Sono stato l’unico italiano a esibirsi con il “Genio di Baltimora”, persona eccezionale. È stato come se un pittoruccolo avesse incontrato Matisse o Picasso. Qualcosa di indescrivibile». Per festeggiare in riva al lago, in un contesto in cui Treves si sente a casa, arriva finalmente la data di Mandello. «Mi fa piacere tornare nel Lecchese, qui ho tanti ricordi. Dai concerti in villa a Lecco al pubblico, bello tosto, che si entusiasma sempre. E poi, è un segreto, amo il Resegone. Appena ho mezza giornata libera vado ai Piani d’Erna per una camminata e mi ritempro».
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