Ecco Komagata, il re degli illustratori
per bimbi e non solo

TiranoIl designer giapponese ospite al cinema Mignon. Autore di opere particolari destinate all’infanzia ma non solamente: piccoli gioielli di colore e di disegno

Come possa essere intimo un incontro in un cinema (il Mignon di Tirano) pienissimo di spettatori lo ha dimostrato la presentazione dell’opera e della poetica del pluripremiato designer giapponese Katsumi Komagata, erede di Bruno Munari.

L’ideazione

Il re mondiale dei libri d’arte per bambini (e non solo) ha raccontato, venerdì sera, l’ideazione dei suoi libri conversando con Hiroko Yoshihara, cittadina giapponese residente a Tirano che si è prestata, con simpatia e umiltà, a tradurre dal giapponese all’italiano. Una serata slow, secondo lo spirito culturale tiranese, in cui i tempi di spiegazione e traduzione hanno consentito al pubblico di viaggiare fra la fantasia e creatività di Komagata che crea opere d’arte – è il caso di dirlo – che paiono semplici, ma svelano un’ideazione di grande precisione e pulizia. Rigore giapponese, verrebbe da dire.

Il tutto è partito quando Komagata – oggi con 50 anni di carriera alle spalle - ha avuto la prima figlia. «Fra madre e figlio c’è il legame forte e profondo, anche perché vivono insieme nella gestazione – ha detto -; con il padre è diverso. Quando, a tre mesi, mia figlia ha cominciato a guardarmi, m’è parso di essere uno sconosciuto. Per comunicare ho creato diverse carte».

Le “carte”

Le chiama «carte» il designer. Ma sono libri meravigliosi che seguono, in maniera curiosa, la crescita della piccola: un libro con un cerchio nero grande (per essere visto dagli occhi ancora instabili dei neonati) che, sfogliando le pagine, diventa piccolo. Poi un libro con un cerchio piccolo che diventa, gradualmente, grande.

Sono i libri della serie “Little eyes”; quindi è arrivata “Play with colors” per insegnare i colori abbinati agli oggetti; una foglia, un ciliegia, un pomodoro. “Blue to blue” traduce, possiamo dire, la relazione con gli oggetti dei bambini e la cura che possano averne.

Ha commosso la sala il libro che racconta la nascita della vita, con la carta che riproduce il cordone ombelicale e i colori delle pagine che diventano più chiari verso la fine del libro ad indicare la luce del venire al mondo.

Komagata ha raccontato anche la sua esperienza di libri per non vedenti richiesti dal museo Pompidou di Parigi: «Sono andato nelle scuole per non vedenti per provare a comunicare con loro, prima – ha detto -. C’erano libri di stoffa, non con la carta, ma mi è venuto il dubbio che fosse davvero utile quel supporto. La gioia di leggere un libro non è solo sfogliare le pagine, ma stimolare l’immaginazione su quanto avverrà nella storia».

Sono nati libri polisemici e inclusivi di carta con i colori (pensando agli ipovedenti), quindi libri per non udenti, libri con buchi sulla carta con la forma di una nuvola che cambia ad ogni pagina.

Dedicato allo zio scomparso

E, ancora, il capolavoro “Little tree” - dedicato allo zio scomparso - in cui, attraverso la tecnica del pop-up e delicate variazioni di colore, il libro racconta la vita di un albero attraverso il passare delle stagioni, metafora del trascorrere del tempo, dalla nascita alla morte, alla rinascita.

«Realizzare questo libro è stato faticoso e costoso – ha ammesso -. All’inizio l’albero di pop-up non stava in piedi. Dopo diversi confronti con gli artigiani abbiamo trovato un trucco segreto... che vi svelo: c’è un piccolo taglio che fa salire l’albero quando giriamo le pagine».

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