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Martedì 25 Febbraio 2025
Castelli e il sacco del Nord: «Il ministro Salvini pensa solo al ponte sullo Stretto»
«Sa cosa potremmo fare se Roma lasciasse sul territorio lombardo 10 miliardi dei 50 che gli mandiamo ogni anno». Secondo Roberto Castelli, viceministro delle infrastrutture e dei trasporti tra il 2009 e il 2011, i soldi per finanziare le infrastrutture in Lombardia potrebbero essere recuperati dal residuo fiscale. «Ogni anno, – spiega Castelli – la differenza tra ciò che i lombardi pagano al governo centrale e ciò che ricevono indietro in termini di servizi è pari a 50 miliardi. Se Roma lasciasse sul territorio anche solo il 20% di quella cifra potremmo costruire tutte le infrastrutture di cui la Lombardia ha bisogno. Oggi non c’è più nessuno che discute di questi temi. Salvini ha in mente solo il ponte sullo stretto di Messina».
La questione coinvolge anche il territorio lecchese. «Si sa – ricorda Castelli – che sul lato della montagna dove passa la galleria monte piazzo della statale 36 c’è un movimento franoso. Qualora la montagna venisse giù la Valtellina sarebbe isolata. So che Anas ha pensato ad un progetto di massima per entrare nella parte di montagna che non frana. Per costruire una galleria nuova, però, ci vogliono anni e soprattutto quelle risorse che da trent’anni il governo centrale ci porta via». Finché questo problema non verrà affrontato, secondo Castelli le alternative sono due: o non si realizzano le strade oppure si avvia un project financing. «In parole povere – sottolinea l’ex viceministro - le strade le costruiamo a debito con limitato concorso delle casse dello Stato che i nostri soldi li usa per altro e poi paghiamo il debito con il pedaggio. Così la strada un cittadino lombardo la strada la paga due volte».
Nella vicina provincia di Como in queste settimane si discute del sempre più probabile inserimento del pedaggio sulla trafficatissima Milano – Meda nell’ambito dei lavori per la nuova tratta della pedemontana. In parallelo, come confermato anche da Regione in diverse occasioni, solo nello sviluppo del nuovo piano finanziario si potrà discutere con il gestore di un eventuale prolungamento della tangenziale est fino a Olginate proprio perché simili opere si pagano con i pedaggi. «In origine – sottolinea Castelli – la Pedemontana doveva passare più in alto, collegando Varese, Lecco, Como e Bergamo. Con il passare dei decenni il tracciato è stato via via abbassato per ottenere il consenso dei territori. Nonostante questo difetto geografico, nonché il fatto che il pedaggio a carico degli automobilisti sarà caro, ritengo che quella strada sia fondamentale per chi deve attraversare la Regione in direzione est – ovest». Del resto, anche le amministrazioni locali hanno una loro parte di responsabilità. «Il cantiere per il traforo di Chiuso – conclude Castelli – era partito. Avevamo trovato i soldi. La Provincia si è persa in mille questioni con i costruttori e alla fine ha alzato bandiera bianca e consegnato l’opera ad Anas. Ora siamo all’anno zero e il nuovo progetto costa 250 milioni. È un disastro».
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