Cultura e Spettacoli
Mercoledì 30 Gennaio 2019
Bianca Tognocchi:
«Con voce e passione
ho convinto il pubblico europeo»
L a giovane cantante lirica comasca racconta a La Provincia gli inizi e i recenti riscontri ottenuti all’estero
«L’acclamata star della Première di ieri sera è stata il soprano italiano Bianca Tognocchi come Amina…». «Con il debutto del melodramma “La Sonnambula” di Bellini al Tiroler Festspiele di Erl, Bianca Tognocchi ha avuto la sua grande serata…». E ancora: «Bianca Tognocchi ha rapito, come Amina, con la sua espressività, la sua devozione, il suo recitare semplice e la tecnica stupenda…».
Questi sono solo alcuni dei più che lusinghieri giudizi critici che hanno salutato, qualche settimana fa, la prova del soprano comasco Bianca Tognocchi, sul palco del Tiroler Festspiele di Erl, in Austria. Un grande successo, ottenuto di fronte ad una platea competente e partecipe, che ha riconosciuto il valore della giovane cantante lirica comasca, ora a Lipsia, dove sta lavorando alla Leipzig Opera. Un trasferimento, il suo, dettato dalla fortissima passione per il canto e il palcoscenico. Un amore che – come ci racconta la stessa artista – è nato proprio a Como.
Bianca, come e quando ha capito di voler diventare una cantante?
Avevo appena tre anni. All’epoca, mio padre (Dario Tognocchi, creatore, con la moglie, Paola Rovelli, del Teatro dei burattini di Como e “padre” della maschera di Tavà, ndr) era aiuto regia, in uno spettacolo teatrale che avrebbe debuttato al Sociale di Como. Un giorno, mi portò con sé alle prove e io sentii un’emozione fortissima. Ero piccola, è vero, ma ricordo addirittura l’odore del palcoscenico. A quindici anni ritornai in teatro e capii che non avrei potuto fare altro nella vita.
Come la presero i suoi genitori, entrambi artisti?
Mi appoggiarono da subito. Cominciai a studiare canto, a Brescia, in contemporanea con gli impegnativi studi liceali al Giovio di Como.
Aveva trovato la sua strada?
Sì, ma fu un avvio molto faticoso. Non avevo una voce estesa e dovevo costruire tutto dalle fondamenta, ma, anche grazie ai miei, non mi sono mai data per vinta. Ancora oggi sono convinta che l’impegno, il duro lavoro, giorno dopo giorno, la sfida a migliorarsi, anche a costo di sacrifici, paghino sempre.
È molto legata al Sociale e a Como?
Como è la città dove sono nata e dove c’è la mia casa. Al legame affettivo si aggiunge però la consapevolezza che, grazie al Teatro Sociale, Como abbia in sé una vera eccellenza artistica. Avere un teatro vivo e aperto alla città ci avvicina alle realtà mitteleuropee.
Però lei ora vive e lavora all’estero…
Per chi vuole costruire una strada nell’arte e musica è una scelta naturale. Ho capito subito che sarei dovuta uscire dai confini italiani. Ho lavorato in Svezia, a Malmo, come ospite e in Austria. Poi, l’anno scorso, dopo un’audizione, ho ricevuto la proposta di due anni di contratto a Lipsia. Avevo appena deciso di sposarmi! È avvenuto tutto molto in fretta e ora sono qui, ma continuo a muovermi in Europa, come è avvenuto per il Tiroler Festspiele di Erl, in Austria, dove ho cantato in “La Sonnambula”.
L’intervista completa nell’edizione de La Provincia in edicola mercoledì 30 gennaio
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