Cultura e Spettacoli / Sondrio e cintura
Mercoledì 24 Agosto 2022
Apre a Teglio la personale
di Ugo Mainetti
La rassegna dell’artista conosciuto in tutto il mondo da oggi al 17 settembre a palazzo Piatti Reghenzani
La stagione artistica della sala espositiva Maria Reghenzani, all’interno di palazzo Piatti Reghenzani di Teglio, prosegue con la personale di un artista locale molto conosciuto e apprezzato: il maestro Ugo Mainetti che esporrà da oggi alle 17 al 12 settembre.
Nato a Tartano nel 1945, Mainetti è un pittore affermato in tutto il mondo: sue opere figurano in importanti collezioni private e pubbliche sia in Italia che all’estero. Dal 15 al 30 settembre esporrà ad Helsinki, dove è stato invitato per la seconda volta a proporre la sua “arte brutale” all’Expo dedicato agli artisti italiani.
Mainetti è apprezzato da Vittorio Sgarbi che in modo estremamente efficace descrive un così particolare modo di sintetizzare arte e sogno: «In qualunque modo si valuti Mainetti, sarebbe difficile non considerarlo un “brutale” autentico – afferma il critico d’arte -. Mainetti dipinge in modo selvaggio, contro i dettati più elementari della buona pittura, contro una tradizione del mestiere artistico che ha raggiunto esiti mirabolanti. Lo fa senza nessuno spirito di provocazione, anche se si potrebbe pensare al contrario: Mainetti dipinge con spontaneità e in lui non c’è spazio per la provocazione o per altri divertissement intellettualistici».
«La sua arte ci fa paura, perché è allo stesso modo lontana e vicina a noi; lontana dalle nostre abitudini visive, come se si trattasse di qualcosa di antico che abbiamo represso per sempre; vicina perché quel represso antico è ancora dentro di noi, dentro le nostre anime. Mainetti è diverso da noi, vive in un altro mondo, ma in fondo la sua diversità ci appartiene almeno in parte, ce la portiamo dentro, ci accomuna tutti. Mainetti è l’altra faccia delle nostre anime, quella più segreta e sconosciuta, quella più allucinata e onirica. Ma siamo poi noi sicuri di essere nel giusto?».
A vedere le sue opere così inconsapevolmente poco preoccupate di rispettare le consuetudini, ci si chiede – secondo il critico - con una punta d’invidia se Mainetti «non sia più libero di noi, magari più felice di noi. E già paventiamo il momento in cui anche Mainetti verrà “intellettualizzato”, come è capitato ad altri “brutali” (ricordate Ligabue?), ripulito da quanto possa risultare criticato dal buon borghese che sia pratico di gallerie. Già ci spaventa il momento in cui Mainetti si preoccuperà di piacere, di rispondere a chi si attende da lui qualcosa. È davvero qualcosa di inevitabile, l’ennesima applicazione di una regola del più forte che domina i nostri tempi, o Mainetti avrà la forza di conservare la sua integrità spirituale, insopportabile e scabrosa?».
Clara Castoldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA