«Amo la letteratura. È una base per capire il mondo». Edoardo Prati giovedì al Jolly di Olginate

Adora il latino e tutte le parole desuete. Legge i classici della letteratura e della filosofia fin da quando era un bambino, quando combatteva così la solitudine. Ogni tanto si sente vecchio, ma a soli 20 anni è a pieno titolo un esponente della Generazione Zeta. E usa i social per parlare della contemporaneità, dei problemi quotidiani, guardando il mondo di oggi, attraverso le parole di ieri, attirando migliaia di sostenitori. Edoardo Prati è ormai una celebrità sui social dove conta 600 mila follower su Instagram e quasi 300 mila su Tik Tok. Ma è diventato anche un volto noto della televisione e ora è pure nei teatri, con il suo primo spettacolo intitolato “Cantami d’amore”.

Giovedì 28 novembre alle 21 sarà al cineteatro Jolly. Porterà il suo racconto, un viaggio nella letteratura e nella musica, attraverso le parole che i grandi poeti hanno scelto nel tempo per cantare l’amore. Lo show di Prati, è un evento speciale fuori rassegna nella ricca programmazione del Jolly stilata dagli art director Mattia Morandi e Manuel Missana, in collaborazione con la società DuePunti l’associazione Agorà Aps di Valgreghentino e il sostegno del Comune di Olginate e di sponsor. Un appuntamento pensato soprattutto per i giovani. Grazie al contributo di Agorà, il biglietto per gli Under 25 costa 20 euro, mentre quello intero 25 euro. C’è ancora qualche biglietto disponibile: info www.cinemateatrojolly.it Ma com’è Edoardo Prati fuori dai social e dalla tv e quando non legge e studia? Abbiamo provato a conoscerlo sparando a raffica alcune domande a risposta secca, per costringerlo a rivelarsi.

Ci dica cosa preferisce, L’Iliade o l’Odissea?
Ah, vabbè scelgo Odissea.

“Eneide” o “Argonautiche”?
Assolutamente l’Eneide.

La Chanson de Roland o La Gerusalemme Liberata?
Adoro Torquato Tasso, scelgo “La Gerusalemme liberata” senza dubbio.

Dante o Boccaccio?
Sarebbe stato più corretto scegliere tra Dante o Petrarca, ma comunque avrei scelto Boccaccio

In quale città nell’antichità avrebbe voluto vivere: l’Atene dei filosofi, Roma capitale dell’Impero o la sontuosa Costantinopoli?
Sono un po’ combattuto, ma senza alcun nazionalismo scelgo Roma perché anche oggi è la mia città del cuore.

Pizza o sushi?
Qui va fatta un’importante distinzione: adoro la pizza al taglio, la pizza tonda mi richiede un enorme sforzo mentale e di digestione. Per cui, sushi.

Neologismi o parole cadute in disuso?
Facile, scelgo le parole desuete, per il fascino che hanno e danno.

Lei si sente più boomer, millenial o un giovane della Gen Z?
Ogni tanto mi sento un vecchio, adombrato da malinconia, ma sono assolutamente inserito nella mia contemporaneità per cui dico, Generazione Zeta.

Un giovane colto come lei, che padroneggia citazioni di filosofi e conosce i classici. Quando litiga, usa insulti in greco e latino?
No no, sono terribilmente sboccato e dico di tutto e di più .

Arriviamo alla parte seria. In una sua intervista a “Che tempo che fa”, ha affermato che lei guarda all’umanità attraverso la lente dei classici. Quindi ritiene che la Storia sia già stata tutta scritta?
Penso che le possibili combinazioni degli eventi non siano prevedibili, sono sempre diversi. Le bestie invece sono sempre le stesse: dagli antichi Greci a oggi, vai al leggere. gira più o meno tutto intorno all’amore alla guerra, al sesso e ai soldi.

Allora qual è la lezione che non si è ancora imparata?
A dare importanza all’aspetto umano. Noi ci illudiamo di poter controllare tutto, è una cosa fascistissima, poi vai a vedere non ci si riesce ed è inutile. Non si può essere iper-specializzati in una cosa sola, essere un’unità spendibile nel mondo del lavoro. Questa furia dell’unità personale credo sia uno dei cancri peggiori della nostra società. Quando dai risalto a un’unica parte di te e quella ti deve definire, finisce che tutto il resto si ammala e si diventa cattivi.

Lei ha solo 20 anni, si definisce un disilluso o invece nutre le speranze tipiche della gioventù?
Ma magari potessi essere un disilluso! Sarebbe tutto più facile urlare “O tempora o mores”, ma non ne sono capace e non me lo posso permettere. O aspetto i 27 anni e mi suicido così entro nel “Club dei 27” e fa scena, o niente, vivo e aspetto i 90 anni.

Come è riuscito a conquistare schiere di giovani e meno giovani, parlando di letteratura e filosofia ?
Banalmente non parlando di quegli argomenti. Io non ho mai parlato di letteratura per divulgare e far appassionare le persone. Per me la letteratura diventa una base d’appoggio, di partenza. Credo di aver detto qualcosa che ha preso in causa le persone che mi ascoltavano. La letteratura è sì, un’entità fascinante, ma non è un video che ti può far diventare un grande lettore, magari ti appassiona a una lettura umana della tua vita.

Lei come si è appassionato?
Forse non avevo alternativa. Era un bambino che giocava poco, molto solo, mamma mia a dirlo così sembro il “Piccolo fiammiferaio”, ma è vero. La lettura e la letteratura sono state le uniche cose che mi portassero un po’ di umanità, perché tutto quello che mi girava attorno era molto poco umano.

Lei ha detto che le parole possono compiere incantesimi o creare mostri. Qual è la parola che ama e quella che abolirebbe.
Adoro la parola “sbocciare”. In realtà penso che più che altro esistano parole usate male, invece che parole brutte.

Parliamo dello spettacolo che sta portando in giro per i teatri e che la porterà giovedì 28 novembre al Jolly di Olginate. “Cantami d’amore”. A quale musa si sta rivolgendo?
Non vorrei sembrare sfacciato e so di non essere all’altezza, ma mi vorrei ispirare al maestro Giorgio Strehler.

Cosa si deve aspettare il pubblico che sarà in teatro?
Assisterà a un viaggio, a un percorso personale che prendere la letteratura come strada per scoprire se stesso, un viaggio di scoperte sull’amore forse, per capire alla fine che dell’amore ci si capisce poco.

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