
Cultura e Spettacoli / Sondrio e cintura
Mercoledì 05 Febbraio 2025
All’Excelsior di Sondrio
la rassegna di tre film sulla montagna
Sondrio
Torna la rassegna dedicata al cinema di montagna “La sfinge alpina”, organizzata da Cai sezione Valtellinese di Sondrio e dalla Fondazione Luigi Bombardieri. Tre appuntamenti da giovedì al Cinema Excelsior di Sondrio, alle 21 con biglietto a 7,50 euro e 5 per i soci Cai. Tre documentari recenti, tra quali uno in contemporanea all’uscita italiana. Si tratta di “L’ultima spedizione” della grande documentarista polacca Eliza Kubarska, nota soprattutto per “K2 – Touching the Sky”, scelto per inaugurare l’iniziativa. La storia dell’alpinista Wanda Rutkiewicz, forse ancora la più forte scalatrice donna, un’antesignana in un ambiente ancora maschile e carico di pregiudizi. L’atleta fu la prima donna europea a scalare l’Everest e la prima alpinista sul K2 (salendo senza ossigeno) nel 1978 e raggiunse bel otto 8.000 prima di scomparire nel 1982 sul Kangchenjunga. Non essendo stato ritrovato il suo cadavere, da quel giorno all’ipotesi della morte sulla vetta si sono aggiunte ipotesi più fantasiose, come quella che l’alpinista si fosse ritirata in un monastero tibetano. Così la regista ricostruisce in maniera appassionante la vicenda della sua connazionale seguendo in parallelo due linee narrative: da una parte l’indagine al giorno d’oggi, dall’altra le immagini della protagonista durante le sue imprese. Il ciclo prosegue giovedì 6 marzo con la riproposizione di un documentario che ha fatto molto parlare, “Fiore mio” di Paolo Cognetti: lo scrittore de “Le otto montagne” si mette dietro la macchina da presa per mostrare il Monte Rosa, tra natura, trasformazioni e sguardo umano, da un punto di osservazione personale e raccontarlo attraverso alcuni incontri con persone di varie provenienza.
Appuntamento conclusivo giovedì 13 marzo con “Monte Corno – Pareva che io fossi in aria” di Luca Cococcetta, che scava nel passato in un’impresa epica per il tempo. Siamo al 19 agosto 1573 quando Francesco De Marchi, viaggiatore e uomo dai molteplici ingegni pienamente parte dello spirito del Cinquecento, salì con una piccola spedizione la cima del Monte Corno Grande sul Gran Sasso in Abruzzo, che credeva essere la montagna più alta d’Italia. La descrizione della salita, anche questa lungimirante, fu inserita nel suo trattato “Della Architettura Militare”, da cui è tratta anche la frase del titolo, che esprime la sensazione di trovarsi sopra il livello di tutte le altre elevazioni. Un’epoca di imprese isolate prima della nascita dell’alpinismo, raccontata tra interviste a storici (come Roberto Mantovani), scene di fiction (Hervé Barmasse che cammina sul Gran Sasso e scala la vetta) e immagini documentaristiche dei pastori della zona.
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