vent'anni fa si spegneva la “voce contro” di padre David Maria Turoldo, che i più anziani ricorderanno ospite della fortunata trasmissione radiofonica “Ascolta, si fa sera”, un religioso atipico, spesso in contrasto con gli ordinamenti della Chiesa ma sempre e fieramente dalla parte dei poveri, dei deboli e degli oppressi. Nato da una famiglia di contadini, era un “gigante buono” che magari sulle prime poteva incutere timore, ma subito dopo conquistava per la comunicativa e gli alti concetti etici espressi con parole comprensibili a tutti.
Uno degli ultimi grandi predicatori del nostro tempo, capace con coraggio di sostenere battaglie scomode, tanto da essere emarginato dal suo stesso tessuto cattolico, e solo alla fine, quando era già malato, riconosciuto grande da un'altra figura storica della Chiesa, il Cardinale Martini, che gli consegnò, «scusandosi per il ritardo nel riconoscerne la profezia», il premio Lazzati.
Lui, che si definiva «servo e ministro della Parola», uomo della Resistenza, chissà come si troverebbe oggi. Turoldo si congedò dal mondo dicendo «la vita non finisce mai», e queste sue parole dovrebbero spronarci ogni giorno ad amare questo bene supremo sopra ogni cosa.
Ferdinando Arrighi
Lecco
Caro Arrighi,
la “Parola” di David Maria Turoldo era quella di una cristallina coscienza di cristiano, di uomo certo impetuoso e a volte intransigente, ma coerente con se stesso fino al dolore. La sua era una fede poetica e primordiale nel contempo, quella dei grandi predicatori tra le masse, dalla voce tonante e a volte furente, ma mai sopra le righe.
Contadino e intellettuale – Turoldo scrisse molto e collaborò con personaggi scomodi come Pasolini – si trovò spesso su posizioni completamente opposte rispetto a quelle degli altri cattolici, che pagò con l'isolamento. La sua grandezza affiora oggi, simile a un diamante svelato dopo uno scavo infinito.
Vittorio Colombo
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