Silvio Berlusconi si lamenta dei «traditori» ma lo fa a sproposito. Ora si lamenta con i suoi fedelissimi (fino a quando?): «… questo l'avevo fatto coordinatore del partito, questa l'avevo fatta sindaco, questo l'avevo raccomandato io al tal incarico ecc. ecc.».
Dovrebbe sapere che in politica la gratitudine non esiste ed è giusto e necessario che sia così. Per di più fare favori, in politica, cioè nell'amministrazione della cosa pubblica, è come usare una cosa di tutti a fini personalistici e clientelari, uno sfregio al principio di uguaglianza, un ingiustizia, un grave danno per tutti gli altri cittadini e per le istituzioni.
Nella cosiddetta "prima repubblica" era una pratica molto diffusa che egli, entrando in politica nel '94 promise di spazzar via, ma come sua abitudine il principio non valeva per egli stesso. Che Berlusconi si comportasse così ormai lo si sapeva, ma che ora lo ammetta candidamente, piagnucolando come uno scolaretto sorpreso a copiare è la conferma di come non si renda nemmeno conto della gravità delle sue ammissioni e di come l'Italia si sia fatta turlupinare per lunghi anni da un demagogo, privo di un qualsiasi sano principio etico.
Lo sfascio economico attuale certifica la sua incapacità a governare la cosa pubblica con sobrietà, con lealtà e senso di giustizia, come sarebbe stato suo dovere ed obbligo. Che in questa sua avventura spregiudicata abbia trovato in Bossi un fedele alleato, ciò si spiega col fatto che anche quest'ultimo, quanto a cinismo e opportunismo, non è secondo a nessuno, come la sua storia, e quella del Trota dimostrano. Credo che, anche se non tutti lo ammetteranno, si stia provando un senso di liberazione.
Egidio Melè
Un'analisi, la sua, caro lettore, che non fa una piega, e che evidenzia - in maniera inequivocabile - quanto sia caduta in basso questa classe politica. Che, dalla precedente - e purtroppo per l'Italia - ha raccolto il testimone peggiore e l'unica abitudine che non andava mutuata.
Edoardo Ceriani
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA