Vedendo lo scontro tra Berlusconi e Santoro, ho avuto la stessa sensazione di uno spettatore che assisteva a un film muto quando già i film erano tutti con il sonoro. Uno spettacolo che sapeva di vecchio di superato assimilabile ad un incontro di pugilato tra due avversari ''suonati''. Nessuno li ha avvertiti che la politica è cambiata. Le ''promesse'' non sono più carte da giocare e non sono credibili da chi cambia continuamente le carte in tavola. Gli italiani vogliono concretezza, programmi sì ma verificabili. Vorrebbero sapere chi è disposto a fermare questa valanga di privilegi e come.
Francesco Degni
La recita aveva il sapore del vecchio, ma il nuovo c'è stato: nove milioni di telespettatori. Un imprevisto record d'ascolto. Questo, piaccia o non piaccia, vuol dire una cosa: che i due, nel processare l'assente Monti come se fosse lui e non altri la causa dei nostri guai, sono stati giudicati affatto bolliti da una moltitudine d'italiani. Santoro, artista del tribunismo giornalistico, si rallegra: la sua carriera di conduttore s'allunga. Anche Berlusconi, artista dell'imbonimento politico, si rallegra: lo davano per spacciato e invece è per l'ennesima volta in corsa. Più di Monti, se ne dovrebbe preoccupare Bersani, che non sta facendo campagna elettorale contro di lui. Un errore che rischia di costare caro al Pd. Non a caso Berlusconi prefigura la sua indispensabilità, anziché quella di Monti, in caso di pareggio al Senato: se Bersani vuol governare dovrà associarsi con lui. Fantasie? Forse. Ma nella corsa allo stravolgimento della realtà, tutto è possibile.
Max Lodi
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