Cara provincia
Giovedì 16 Luglio 2009
Se la parola del lettore è: "Vergogna"
Un lettore dice ciò che pensa di chi sta affossando Como
Vergogna, per aver stappato spumanti e riempito la città di manifesti (pre-elettorali ovviamente!) che millantavano la risoluzione del problema Ticosa. Che è lì come e peggio di prima.
Vergogna, per aver rimesso sulla poltrona un assessore bocciato dai cittadini, dimostrando che la politica a Como è in mano a gente che pensa solo al proprio tornaconto e a compiacere i propri referenti. Vergogna, per le fontane senza acqua o putride per l’abbandono.
E infine, vergogna, per aver costretto un altro comasco valido ad emigrare per organizzare un festival (Milano jazz Festival) che Como non ha voluto e che sta richiamando a Milano il meglio del Jazz mondiale. Mentre vi dico vergogna, mi vergogno per voi, e per questa povera vecchia città che voi state facendo diventare una barzelletta.
Un comasco sfiduciato, che ci mette la firma,
Domenico Nussi
Gentile Domenico,
complimenti per il coraggio e per la schiettezza. Il coraggio della firma e la schiettezza del pensiero. Dalle sue parole s’intuisce un amore profondo e sincero per questa splendida città, politicamente alla deriva. Ma il nulla della politica non è un pessimo segnale soltanto per le istituzioni e per la società, lo è per tutti. Perchè dalle risposte della politica discendono le decisioni per il futuro di Como. Una città senza un piano urbanistico, senza una figura forte di riferimento e con solido carisma istituzionale (Bruni, che delusione), senza entusiasmo imprenditoriale. Insomma, una città senza. E non è su una «città senza» che i giovani possono scommettere per il loro futuro.
In questi ultimi anni sono stati commessi molti errori dal Palazzo. Errori che hanno allontanato i cittadini dalla cosa pubblica, che li hanno indotti e li inducono a scegliere nell’urna non il meglio, ma il meno peggio, sull’onda di un abbrivio nazionale. Un solo consiglio: non ha senso farsi travolgere dalla sfiducia. Perchè la passività non ha mai generato valore, ma vittimismo. Qualcosa cambierà, qualcosa deve cambiare. Noi comaschi siamo pazienti e talvolta sembriamo distratti. Ma sappiamo vedere e sappiamo giudicare. E il jazz andiamo a sentirlo a Milano.
Giorgio Gandola
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