Tra le tante cose che faccio fatica a tollerare (molte ne evito non ascoltando troppa televisione), una in particolare trovo paradossale e abominevole: la pubblicità dei giochi d'azzardo.
Paradossale è pensare che si possa «iniziare» a giocare solo dopo che si è raggiunta la maggiore età: ma come, non sono forse i bambini quelli che devono poter giocare liberamente? Certo non con i gratta e vinci! Abominevole (e anch'io me ne sono accorto tardi!) è poi vedere quanto il gioco d'azzardo sia entrato a far parte della «cultura» e della filosofia speculativa delle ultime generazioni come possibile via per riscattare le nostre umili origini o le nostre sorti di poveri operai sempre più precari e senza troppa voglia di credere in un bel progetto di vita. Vero che è sempre più difficile realizzarsi nel lavoro, ma anche la famiglia è un progetto meraviglioso, gli amici, quelli che hanno bisogno. Dovremmo impegnarci per loro.
Il gioco d'azzardo è immorale, non dovrebbe essere neanche una tentazione, altro che un'industria! Chi gioca spesso non è responsabile e nemmeno consapevole di poter rovinare la vita a se stesso e ai suoi cari. Non siamo stupidi, anche se è così che ci vogliono, scopriamo altri interessi.
Luca Filippini
L'ipocrisia di questo Stato la possiamo verificare ogni giorno in tv: ogni dieci spot pubblicitari, almeno tre promuovono giochi d'azzardo o scommesse, lotterie o "gratta e vinci". È una vergogna sotto il profilo etico, ma è anche un autogol dal punto di vista economico. Il gioco d'azzardo è una malattia che colpisce una fascia di popolazione che va dai 15 agli 80 anni, ma preoccupa soprattutto perché incide sui giovani, che hanno più facilità d'accesso agli strumenti telematici. L'esigenza di fare cassa porta a non tenere nel debito conto i gravi risvolti patologici, come la dipendenza che affligge moltissimi giocatori. Il gioco d'azzardo sponsorizzato dallo Stato diventa così un'altra tassa sui poveri cristi che affollano i bar, si svenano con le macchinette e inseguono l'illusione di un'improbabile scorciatoia. Prima o poi anche questo Stato biscazziere dovrà calcolare quanto ci costa una simile piaga sociale.
P.Mar.
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