Sto leggendo d'un fiato l'ultimo libro di Francesco Cossiga "Fotti il potere" (pag. 105), è interessante conoscere il suo pensiero in merito all'annoso problema delle intercettazioni telefoniche. Ecco cosa dice l'ex presidente. «La magistratura è il primo nemico dei servizi segreti. E' come se i magistrati non possano accettare che vi sia qualcosa che sfugge al loro controllo e ciò avviene soprattutto in Italia, dove la politica è stata messa sotto scacco. Ormai, la polizia giudiziaria non risponde più ai propri superiori, il magistrato chiama il funzionario di turno e gli dice. "Lei intercetti tizio, se risulta qualcosa utile per l'inchiesta, ho già lasciato uno spazio bianco negli atti; in caso contrario, metta da parte le registrazioni perché possono sempre tornare utili... ". Capita così che se la fonte delle mille intercettazioni "private" su Berlusconi che negli anni sono state regolarmente pubblicate dai giornali fosse stata la prefettura, colpevoli o meno che fossero, prefetto o questore sarebbero stati rimossi all'istante. Ma, come sempre, quelle informazioni sono uscite dalle Procure e così, come sempre nessuno a parte i giornalisti è stato ritenuto responsabile della fuga di notizie. I magistrati sono dunque irresponsabili: possono tutto, non rispondono di nulla».
Buon lavoro, cordiali saluti.
Tullio Malavasi
Cossiga ne ha dette tante, forse troppe. Senz'altro fra le sue picconate, depurate dal folklore e dagli effetti speciali, c'è un fondo di verità, ma non commettiamo l'errore di generalizzare. Ci sono molti magistrati seri, che fanno il loro dovere tutti i santi giorni, in condizioni spesso disagevoli. Io ne conosco più d'uno. Proprio in questi giorni abbiamo appreso che gran parte delle procure siciliane soffrono gravissime carenze d'organico. A Enna, che non è propriamente la pretura di Cuvio, è rimasto il solo procuratore con settemila fascicoli sulla scrivania. Altro che lotta alla mafia: così non si dà nemmeno la caccia alle mosche.
Quanto alle intercettazioni, ho una mia idea, verificata in oltre trent'anni di professione giornalistica: nonostante gli abusi, nonostante le storture, le intercettazioni sono uno strumento d'indagine indispensabile. C'è già una legge che le regola: va migliorata, non annientata. Perché le persone oneste, che non delinquono, vivono del loro lavoro e non di parassitismo politico, pagano le tasse, non appartengono a cricche o confraternite segrete, non hanno nulla da temere. Chi teme le intercettazioni ha la coscienza sporca.
Pier Angelo Marengo
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