Vorrei esprimere una mia utopia. Ammiro Napolitano come Presidente della Repubblica e come politico di "antico stampo gramsciano" ma l'aver nominato i 10 saggi per dirimere l'impasse governativa, scegliendoli tra pur autorevoli personalità, ma tutti legati ai partiti, mi lascia perplesso. Ecco l'utopia: perché non dare l'incarico a persone comuni, capaci, oneste, "saggi" lontani dal profumo del potere, come un operaio, un impiegato, una casalinga, un docente, un sacerdote della Caritas, un bancario, un sindacalista, un pensionato, un anziano sindaco, un medico dell'Asl. Queste categorie di italiani non sono all'altezza di esprimere persone che si occupino con lealtà e competenza delle difficoltà quotidiane e oggettive della gente?
Giampietro Mariani
Anche i saggi sono persone comuni, oneste, soprattutto capaci. Se qualcuno ha fatto o fa parte di un'area politica, perché considerarlo indegno del compito affidatogli? Ci sono politici e politici. C'è politica e politica. Soprattutto c'è competenza e incompetenza. Non basta la buona volontà a svolgere una parte che esige specifica dottrina. Non basta neppure l'esperienza quotidiana, sia pure d'indubbio valore. Non basta neppure la selezione d'un campione d'italiani brava gente. Bisogna affidarsi a specialisti del ramo, quando si parla e si tratta di riforme di settori cruciali dello Stato.
La voce popolare va ascoltata, naturalmente; ma poi bisogna tradurla in strumenti operativi per darvi un'efficace risposta. E qui l'utopia non serve. Anzi, è dannosa. Pur se in assoluto l'utopia rimane la carica necessaria per vivere, evitando la rassegnazione a un'esistenza grigia e triste.
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