Seguo le consultazioni del premier incaricato con le condizioni poste dai partiti, le minacce della componente di sinistra del Pd di non votare la fiducia, i veti su singoli ministri e mi è venuto in mente un paragone. Sembra di vedere due vicini di casa che litigano da tempo ma che si trovano d'improvviso a dover gestire l'inondazione della via in cui abitano. Capiscono di dover spalare in fretta i detriti, ma discutendo su chi deve farlo, sono spazzati via da un'onda. Credo che se il tentativo di Letta fallirà, questa è la fine che aspetta i partiti vecchi o nuovi che siano.
Giovanni Barbesino
A fatica, ma la consapevolezza d'essere spazzati via sta maturando. È probabile che Letta riesca nella sua missione, sia pure al prezzo di malumori a destra (ex ministri che non torneranno a fare i ministri) e spaccature a sinistra (il giacobinismo antiberlusconiano che non accetterà la pacificazione). Ma non è detto, a proposito della sinistra, che sia un male. Anzi, potrebbe essere un bene.
La sinistra che fa chiarezza dentro se stessa, che bella e sorprendente novità. I liberalriformisti da una parte, i conservatori del radicalismo dall'altra. La sinistra uscirebbe dallo storico equivoco che la paralizza: essere forza di governo al costo d'un accomodamento delle proprie tensioni ideali o essere forza d'opposizione piuttosto che rinunziarvi? Sarebbe una scelta d'onestà intellettuale, prima di tutto. Poi di coraggio. Infine di lealtà verso se stessi e gli altri.
E quindi apprezzabile dai contrari al verdetto, oltre che dai favorevoli. Purtroppo si tratta però d'una utopia. È immaginabile, nella sinistra, un compromesso al ribasso anziché una svolta d'alto profilo.
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