Un sogno si è avverato: abbiamo un Papa che solo dal nome, Francesco, è un programma. Ha umili origini, viene dall'America Latina, ha tutte la carte in regola per rinnovare la Chiesa Romana. Un Papa che potrebbe ricordaci sia Giovanni XXIII, sia Papa Luciani. Già come si è presentato al popolo di Dio con grande umiltà e serenità ha trasmesso pace e tranquillità. Dobbiamo ringraziare lo Spirito Santo per aver dato questo Papa alla Chiesa in un momento difficile, ma forse dobbiamo anche ringraziare chi non c'era, ma che è stato forse il più presente in questo conclave, il compianto Carlo Maria Martini, che con il suo testamento spirituale aveva cercato di ravvivare la brace della fede sommersa dalla cenere che cova sotto l'animo di ogni uomo.
Emilio Vanoni
La Chiesa sa spesso sorprendere, e stavolta ha sorpreso più di altre volte. Nessun papabile dei più accreditati passa, viene invece eletto un outsider. Scelta di compromesso, dopo che non s'era trovato l'accordo su nomi più gettonati? Forse sì. Ma forse no. Scelta già meditata prima d'entrare in conclave, rispondente a un richiamo all'umiltà, alla sobrietà, alla spiritualità. Naturalmente alla povertà, visto il nome che s'è scelto il cardinale Bergoglio. Uno abituato a non stare dentro la chiesa, ma ad andarvi fuori. A seguire uno stile di vita personale a fari spenti. Ad essere esempio di carità, misericordia, compassione. Compassione specialmente, interpretando esattamente il significato della parola: patire assieme agli altri. Condividere la sofferenza del mondo. Proporre una speranza, dando a vedere di credervi, in questa speranza, sostanziandola con il proprio comportamento. Chapeau alla scelta della Chiesa.
Max Lodi
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