La definizione di "arte di non rispondere", data da Giovanni Dotti in una lettera, mi sembra azzeccata, ed evidentemente è rivolta a chi non usa rispondere alle critiche o alle sollecitazioni indirizzategli, come certi politici, amministratori pubblici, associazioni.
In particolare agli amministratori pubblici di ogni livello (nazionale, regionale o periferico) senza alcuna distinzione di partito, corrente o movimento.
Quante sono le lettere, pubblicate su giornali stampati e online, di cittadini che pongono domande, facendo denunce, proposte o altro che restano senza risposta?
Sono stati 140 mila gli italiani che hanno inviato proposte di legge al governo, ma non è dato sapere se le stesse siano state lette ed esaminate, se sia stato stilato un elenco delle priorità, e quali spese da tagliare siano state indicate.
Nessun politico, giornalista o conduttore televisivo di tanti programmi riguardanti la politica e l'economia ha mai toccato questo argomento.
Martino Pirone
Anche le proposte dei giornalisti sono regolarmente ignorate. Non che tutte debbano venir prese in considerazione (anche i giornalisti scrivono le loro vaghezze, se non di peggio), però quando per esempio si sollecitano referendum su materie civiche, perché ignorare l'idea?
Anche in passato ne abbiamo suggerito più d'uno, nel caso nostro, a proposito di traffico, scelte urbanistiche, iniziative culturali.
Neppure un segno d'attenzione, come se i giornalisti parlassero per se stessi invece che a nome della comunità dei cittadini che vota gli amministratori pubblici. Sarebbe ora di capire che i media sono appunto un mezzo, e non hanno per fine l'informazione e basta. Ne hanno un altro: mettere l'informazione al servizio di chi li legge. Di chi viene amministrato.
La Provincia, per iniziativa del suo direttore, da ormai un anno dedica uno spazio della pagina dei commenti agli editoriali dei lettori: è un modo concreto (utile) per dare attuazione al proposito appena ricordato. E c'inorgoglisce.
Max Lodi
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