Come andranno a finire i ballottaggi lo vedremo. Di certo l'irruzione dell'avvocato Pisapia nelle placide lande padane ha aperto una breccia nelle convinzioni di molti. Io lo reputo un simil Bertinotti, razza che si presumeva estinta; che dire poi della coalizione che lo appoggia? Da buon interista considero Vendola e soci, alla pari degli scurrili Ambrosini e Gattuso, fumo negli occhi. Sentire, l'altra settimana, l'inquilino dei piani alti del Pirellone, con la erre moscia più flebile del solito, affermare che la sorpresa elettorale milanese era dovuta anche alla crisi libica, mi ha fatto trasecolare. Detto da uno dei politici meglio presentabili, la dice lunga. Autocritica? Vocabolo sconosciuto; qualcuno ha voluto un plebiscito personale, dimenticando che nel loro piccolo anche le formiche si incazzano se per anni le prendi per i fondelli: va bè, vuol dire che è un deficiente, direbbe mister B a chi non lo vota! Orribile, figuracce internazionali, offese agli italiani: parole come cancro e metastasi gridate in senso dispregiativo offendono chi le ha provate sulla propria pelle, e la memoria di chi non c'è più; che pena, altro che vento del nord, decentramento dei ministeri, proroghe, condoni vari buttati li sul piatto sozzo delle elezioni. Magari all'ultimo rattopperanno la breccia magari coi nastri colorati bianco rossi, simboli itineranti dell'inefficenza e precarietà, ma alle favole, e al lupo cattivo ormai non ci crediamo più. E non c'è bisogno delle agenzie di rating, per capire come siamo messi male, moralmente intendo.
Luca Cattaneo
Difatti siamo messi male. Il problema è capire in che cosa eventualmente credere ancora. Proviamo a dire: una residuale voglia di partecipazione? Forse ne avremo la smentita nel weekend, proprio per le ragioni che indica lei, caro amico, e che sono riassumibili in una profonda stanchezza nei confronti della politica. Di una certa politica. Che potrebbe tradursi in un largo astensionismo. Però se il cittadino rinunzia a usare l'unica arma di cui dispone, il voto, che cosa gli resta? Nulla. E inoltre, moralmente (eticamente) parlando: le sembra giusto sottrarsi a quello che è un dovere, da un certo punto di vista, oltre che un diritto? Di rado capita, in un ballottaggio, di poter scegliere il candidato che ci soddisfa in tutto e per tutto. Cioè di scegliere il meglio che vorremmo. Però esiste l'opportunità, almeno quella, di scegliere il meno peggio. E' una valutazione al ribasso che alza la soglia delle probabilità di successo degli sfidanti di Milano e Napoli.
Max Lodi
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