Appare evidente che l'insofferenza dei partiti verso il governo Monti sta crescendo, sia pure irrazionalmente. Infatti non si sa che cosa fare nel caso che Monti lasci o venga sfiduciato, e soprattutto si continua a non capire che per far abbassare la febbre dell'antipolitica bisognerebbe assumere comportamenti, anche simbolici, di un certo tipo.
Per esempio la battuta - lui dice che è stata solo una battuta - del pidiellino Cicchitto sulle ferie dei parlamentari è stato il puntuale boomerang contro la casta. Verso la quale l'insofferenza cresce ben più di quella che essa manifesta verso il premier.
Paolo di Benedetto
Un capogruppo parlamentare dovrebbe essere fornito d'una sensibilità politica speciale. E invece non è così.
Un capogruppo parlamentare non può dire a un ministro: guai a tenere il Parlamento aperto tutto il mese di agosto, impegnato a licenziare decreti su decreti, perché così facendo il governo rischia di trovarsi senza maggioranza. Non lo può dire, essendo chiaro che la sua battuta - ammesso che fosse una battuta - rischia d'essere male interpretata e di dar luogo a quel che ha dato luogo: l'ennesima rivolta popolare contro una mentalità indifferente ai problemi reali del Paese.
È questo che buona parte della classe politica continua a non capire: che ci troviamo, per sua massima se non esclusiva colpa, in una situazione drammatica e che ogni gesto, ogni parola, ogni sussurro che dimostri incomprensione d'un tale quadro si presta a roventi critiche. E a virtuali rivolte, com'è accaduto sul web dopo l'infelice uscita di Cicchitto.
Se è vero, com'è vero, che questo è il tempo dei sacrifici per tutti, i primi a doverli fare sono i politici. Cominciando con il presenziare a Camera e Senato anche per tutto il mese d'agosto, qualora fosse necessario. Del resto, una speciale (normale) dedizione al lavoro verrà ricompensata tra pochi mesi, quando si tornerà a votare. Per molti degli attuali e irritati parlamentari comincerà infatti una vacanza senz'interruzioni.
Max Lodi
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