Certo, uno potrebbe essere chiamato disegno, ma l'eccezione conferma la regola; del resto se tutta l'Italia, è impegnata ad evitare che questi elementi (gli psicologi li hanno più volte definiti schizofrenici) continuino a fare danni che poi vengono pagati da tutti i cittadini, (vedi: treni, autobus, muri di palazzi, ecc. ecc.) sostenere il contrario è da incoscienti, e sa tanto di mossa politica per guadagnare visibilità e qualche manciata di voti.
Comunque, l'assessore Tavola dimostri la sua coerenza invitando i suoi amici a impiastrare casa sua, magari una volta al mese; ovviamente può ripulire tutto personalmente durante il fine settimana.
Fiorenzo Gilardi
Lecco
Caro Gilardi,
so con questa risposta di suscitare irritazione come si fa con un gatto quando lo si accarezza contropelo, ma i writers di oggi, beninteso quelli che fanno arte e non scarabocchi o scritte fini a se stesse ovunque si trovino, sono paragonabili ai pittori di ieri, quelli che affrescavano le edicole votive o i muri delle case su committenza.
Daniele Ranzoni, maestro della Scapigliatura, movimento assai “sovversivo” per l'epoca, ha lasciato per esempio un “proto murale” addirittura su una tendina di cannette, che fungeva da parasole alla porta di un'osteria, dipingendoci dei giocatori di scopa con davanti il loro bravo bicchiere di rosso.
Un writer capta ciò che gli sta attorno - il mondo di oggi non offre purtroppo molta bellezza - e lo riproduce secondo la sua sensibilità di artista. E' perciò lodevole - a mio giudizio - che un Comune dia, a chi non ha spazi per esprimersi, un ideale foglio bianco su cui manifestare una creatività che può non piacere, ma è lo specchio dei nostri tempi, a volte meglio di molte fotografie o saggi sociologici.
Vittorio Colombo
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