già il buon Leopardi, a suo tempo, si lamentò della cattiva salute in cui versava la conversazione, ma oggi il poeta di Recanati non avrebbe probabilmente più argomenti per arringare contro la continua discesa di livello nel modo di scambiarsi convenevoli.
In treno, per esempio, capita sempre più spesso di ascoltare persone al cellulare che raccontano all'interlocutore che si stanno avvicinando a questa o quella stazione, cercano posto a sedere, devono stare in piedi o altre inutilità del genere, oppure si dilungano per minuti a parlare (male) di questo o quell'altro.
Non parliamo poi della descrizione che molte donne fanno al telefono del loro look quotidiano, raccontando di questo o quel parrucchiere, di cosa hanno acquistato in profumeria, di cosa prepareranno per pranzo o per cena, mentre gli uomini intrattengono un pubblico assolutamente passivo e disinteressato su questa o quella trattativa d'affari, scendendo nei particolari e aumentando il volume della voce mano a mano che si arriva al nocciolo della questione. Con buona pace della riservatezza e dell'educazione.
Carlo Bertieri
Lecco
Caro Bertieri,
la comunicazione interpersonale è totalmente mutata con l'avvento dei cellulari fino a diventare una specie di “piazza” globale dove ognuno può conoscere in tempo reale i fatti altrui senza volerlo. La fretta da cui siamo dominati, ci costringe all'urgenza del racconto, al fare “outing” senza stare a pensare al vicino di posto in treno o alla gente che prende l'aperitivo a un metro da noi.
Un malvezzo che impoverisce la capacità di costruire una conversazione intelligente e colta che, quando esibita, dà perfino fastidio, perché costringe a riflettere e a stare ad ascoltare. Cosa ormai ritenuta inutile e motivo di perdita di tempo, perché la capacità di attenzione delle persone è sempre minore, così come la ricchezza del nostro linguaggio.
Vittorio Colombo
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