Durante un dibattito televisivo su La 7 al quale c'era anche il presidente della Regione Formigoni, si è discusso dell'opportunità o meno di concedere ai musulmani un luogo di culto in una grande metropoli come Milano. Formigoni ha un po' cercato di seguire il clima dell'attuale campagna elettorale, nicchiando nel rispondere. Poi però ha dovuto dire che la libertà di culto, e le possibilità per esercitare ciascuno il suo culto, sono un fondamentale della libertà e della democrazia. Basterebbe questa osservazione a evitare il lungo e poco costruttivo dibattere del tema nella campagna elettorale. Sono altri i problemi del futuro di Milano dei quali si dovebbe parlare.
Gino Canali
Nel suo ultimo libro Benedetto XVI ha rimarcato l'importanza della disponibilità di luoghi di culto per ciascun culto. Non solo l'importanza: l'indispensabilità. Se vogliamo, anche l'opportunità. Concedere a chi professa una fede diversa dalla nostra di poter pregare non in una strada o in uno scantinato, ma in una sede adatta alla preghiera, è prima di tutto un fattore di civiltà. Poi è la dimostrazione d'una tolleranza che, nel caso ce ne fosse bisogno, può fare scuola in altri settori. E' infine una scelta che dà contezza della forza della propria fede religiosa e non del contrario. Come dire: sono così sicuro delle mie certezze che non ho timore di poterti concedere di praticare le tue. Ed è come pensare: una simile dimostrazione di liberalità può essere di aiuto a un atteggiamento che un giorno potrà risultare reciproco con alcuni Paesi arabi con i quali oggi non lo è.
Non esiste altro modo d'essere convincenti che di usare i fatti invece delle parole. Per queste ragioni, l'ostracismo alle moschee è un ostracismo poco sensato. E difatti l'uscente amministrazione milanese ha già trattato l'argomento e si è espressa a favore della disponibilità di questi luoghi di preghiera, su iniziativa della componente ciellina (formigoniana) del centrodestra. Però in campagna elettorale tutto viene buono, e tutto si dimentica. Per esempio ci si dimentica che non c'è grande città europea nella quale un simile problema non sia stato risolto secondo il buonsenso (a Londra e a Parigi ci sono una ventina di moschee); ci si dimentica che l'arcivescovo di Milano condivide una tale linea di pensiero, e l'ha detto chiaramente più volte; ci si dimentica che l'Expo 2015 porterà a Milano milioni di stranieri, e quella sarà l'occasione per dimostrare sino a che punto sono moderne, lungimiranti, pragmatiche e sensibili la Lombardia e il suo capoluogo.
Max Lodi
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