Cara Provincia,
a proposito del caso Balotelli e del dibattito: "italiani razzisti si o no?" direi che più del razzismo sia proprio tutta colpa di quel sentimento che ci rende irascibili e rissosi col vicino di casa anziché con colui che ci attraversa la strada. Questi comportamenti della tifoseria, giudicati razzisti, non sono che un aspetto della maleducazione che trova sfogo nel tifo da stadio. È una delle tante e vigliacche espressioni del branco che fa rivelare noi uomini civili, e cristiani, peggiori della bestia più feroce.
Romano Valsecchi
Negli stadi c'è il razzismo. I "buu" li prende Balotelli e non solo. Poi Balotelli prende fischi perché è Balotelli: uno che ama provocare. Balotelli ha indiscutibili ragioni per minacciare d'andarsene dal campo di fronte a oltraggi alla sua pelle.
Non ha torto chi giudica discutibili i suoi comportamenti, che prescindono da questioni di pelle. Il problema del razzismo nello sport è risolvibile solo da norme severe contro le manifestazioni razzistiche: proviamo a sospendere una, due, tre partite e vediamo se il fenomeno non si placa.
Per il resto, i maleducati non sono un'isola. Sono un'arcipelago, ben collegato al resto del territorio sociale e civile, culturale ed economico. Eccetera. Rappresentano un'espressione evitabile del lato umano debole, e che diventa però inevitabile se non si ha la forza di correggerlo. Iniziando dalla famiglia, proseguendo nella scuola, finendo col lavoro in ogni sua declinazione.
Lo sport è la spia d'una riserva di benzina culturale causata da un viaggio d'itinerario sbagliato.
Bisognerebbe accorgersi per tempo del serbatoio quasi vuoto, fermarsi, fare rifornimento di saggezza, ripartire, cambiare strada.
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