Cara Provincia
la nuova maleducazione corre sul filo, anzi via internet. Non so se il nuovo modo di comunicare abbia portato con sé anche un diverso tipo di menefreghismo, oppure l'educazione di base, quella che ognuno dovrebbe succhiare “con il latte materno”, è sparita dal nostro know how, fatto sta che l'abbondante uso di mail e sms ha mandato forma, e spesso anche sostanza, nel dimenticatoio.
È sempre più raro, infatti, avere una qualsivoglia risposta via mail, anche quando magari si inviano documenti importanti e si vorrebbe sapere se sono arrivati, se l'utente riesce ad aprirli e forse capire se interessano o meno.
Passano le settimane e nessuno si fa vivo, e se dopo una decina di giorni timidamente si chiedono notizie, allora la risposta arriva immediata e piccata, come si pretendesse chissà cosa invece di un atto dovuto di cortesia.
All'opposto ci sono le risposte troppo affrettate, di chi nemmeno legge ciò che si è inviato e quindi risponde a vanvera o con generici «poi ci sentiamo a voce» o «ci riaggiorniamo più avanti» cose che naturalmente mai capitano e quindi costringono a riscrivere, questa volta senza la minima possibilità di ricevere alcunché.
Attilio Mauri
Lecco
Caro Mauri,
la velocità, purtroppo, prima regola del nostro vivere quotidiano, uccide il bon ton e spesso fa apparire eccezionale quello che dovrebbe invece essere la norma. Le “regole” della posta elettronica, esempio massimo di rapidità, implicano infatti come “normale” la non risposta, perché si suppone che se la mail non ritorna indietro perché il contenitore è pieno o l'indirizzo sbagliato, è stata letta e valutata. Sta sempre alla componente umana di ognuno di noi, però, premere il tastino “rispondi” e scrivere anche solo «grazie, ricevuto».
Vittorio Colombo
[email protected]
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