È stato reso noto il contenuto della lettera “segreta”, che tale evidentemente non è più, con la quale la Bce , diciamolo in maniera eufemistica, ha dato dei suggerimenti al nostro Governo per come risollevare la propria condizione economica.
Né mi stupisce la circostanza, ossia che ci fossero delle raccomandazioni, né mi impressiona che a tali istruzioni ci si debba strettamente attenere sicché più corretto è riferirsi ad esse come a dei comandi. Semmai, risalta la specificità delle singole indicazioni. Come dire che non ci si è limitati a delle generiche raccomandazioni, ma si è voluto essere scrupolosi, anche nella forma in cui gli interventi dovevano essere assunti, evidentemente nel timore che il destinatario non fosse in grado di afferrare le modalità pratiche con le quali dare esecuzione ai predetti obblighi.
Con estrema franchezza e con l'oggettività che deriva dalla situazione di fatto, occorre prendere nota che abbiamo perso parte della nostra sovranità. Per dirla in maniera diretta, noi siamo più noi a comandare sulla nostre scelte di politica economica. Il che è biasimevole, ma non drammatico e nemmeno nuovo, se è vero che, in misura più o meno accentuata, l'Italia ha sempre subito delle pressioni, da Stati esteri, in primis gli USA. Stando così le cose, senza fare sconti a nessuno, viene da dire che ce lo siamo meritati. Nel senso che, volendo evitare il tracollo, e ricorrendo all'aiuto dei paesi della Comunità, che non nutrono fiducia in noi, dobbiamo sottostare alle regole che ci impongono.
Avv. Sergio Vergottini
Lecco
Le dirò, caro Vergottini, che anch'io sono rimasto colpito dalla estrema «precisione» delle indicazioni contenute in quella lettera. Ed ho avuto un leggero senso di fastidio, avvertendo la sensazione che - per dirla con lo slogan di un partito politico - forse non siamo più padroni in casa nostra.
Temo però che il nostro stupore sia un po' retorico. Dovevamo leggere quella lettera per capire che, in Italia come altrove, comandano le banche?
Ernesto Galigani
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