Cara provincia
Martedì 04 Agosto 2009
La crisi vera e quelle vacanze con il «timer»
Tempi duri, ma non per tutti. E generalizzare è sempre un errore
Cara Provincia,
si calcola che durante questo esodo estivo (tra andata e ritorno), in Italia 120 milioni di veicoli avranno percorso 8 miliardi di chilometri. Mi sembrano numeri mostruosi, ma non diversi da quelli di ogni estate, con la «piccola» differenza che quest’anno siamo in periodo di crisi.
Su questa marea di mezzi sicuramente ci sarà qualcuno in cassa integrazione, o peggio senza lavoro per colpa della recessione. La mia domanda è questa: come possono queste persone permettersi (economicamente parlando) di andare in ferie? Dove trovano i soldi per pagare autostrada, benzina, magari per percorrere gli oltre mille chilometri che separano il Piemonte dalla Sicilia? Certamente molte persone possiedono una casa al Sud, oppure sono ospiti di parenti, però arrivarci è un autentico salasso. Mi piacerebbe che mi rispondesse proprio qualcuno che, cassintegrato oppure da poco licenziato, andrà lo stesso in ferie. Cordiali saluti.
Francesco Quaranta
Caro Quaranta,
mi pare che la sua domanda si presti a una duplice interpretazione e, di conseguenza, ad almeno due generi di risposte, per le quali mi scuserà delle inevitabili semplificazioni. In primo luogo lei solletica tra le righe un interrogativo: ma la crisi è vera o, come si dice talvolta, «gonfiata»? Provo a dirle la mia: la crisi è vera, verissima, molte fabbriche chiudono, le casse triplicano, le imprese soffrono nell’export e boccheggiano per colpa delle casseforti sempre più blindate delle banche. Ma la crisi, ovviamente (e, mi creda, fortunatamente) non riguarda tutti e l’inflazione ha prodotto una flebile contrazione dei prezzi di alcuni prodotti.
C’è da dire inoltre che la «cassa» è un incubo, ma l’estensione degli ammortizzatori sociali ha permesso a molti lavoratori (purtroppo non tutti) di poter contare comunque su introiti mensili che, seppur inferiori allo stipendio, rappresentano un’ancora di salvezza. Concludo ricordandole che per molte aziende la crisi ha voluto dire contrazione degli ordinativi e avvio di procedure differenti dalle casse (spesso straordinarie), come lo smaltimento delle ferie dei propri dipendenti. Rose e fiori? Affatto, ma generalizzare è come vede un errore. Lei, però, si domanda anche come possa, un lavoratore in cassa o disoccupato, «concedersi delle ferie». In Italia, al contrario degli Usa, la tendenza al risparmio tiene ancora a galla molte famiglie. E un sacrificio si può fare, magari una sola volta all’anno, per pochi giorni e a costi ridottissimi, pur di accontentare un figlio che ha voglia di cambiare aria, non crede?
Sara Bartolini
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