dall'inizio di novembre, archiviati Santi e morti, con il piccolo “business” del pane e delle “ossa” messo su da pasticceri e supermercati, il meccanismo del consumo si porta avanti e incomincia a triturarci mente e portafoglio con i messaggi natalizi d'acquisto, conditi da improbabili vetrine e da tutto il corredo kitsch dei babbi natale che si arrampicano su balconi e finestre.
Già sono arrivati gli zampognari . alcuni veri, altri, agghiaccianti, con le pive in mp3 registrate nella finta zampogna, nonostante splenda ormai un sole quasi perennemente primaverile. Famigerati altoparlanti diffondono ossessivamente, nelle vie dei centri storici, canzoncine plastificate, altri infiniti cloni di Babbo Natale girano di rosso vestiti a proporre piccoli gadget per chissà quali beneficenze, in alcuni oratori è già presente il presepe, probabilmente con Gesù Bambino già accomodato nella mangiatoia.
Ricordo, da bambino, papà che approntava l'albero di Natale per la festa dell'Immacolata e il presepe la vigilia, con la mamma che per tempo faceva sparire la statuina di Gesù Bambino, poi ritrovata con gioia al suo posto il mattino della festa.
Un tocco di poesia, sparito assieme al significato cristiano del Natale.
Ottavio Bonetti
Lecco
Caro Bonetti,
purtroppo il Natale, come tante altre feste, da tempo ormai è soltanto un numero sul calendario. Però sta a ognuno di noi dargli un significato, secondo la nostra sensibilità e il messaggio che questa grande ricorrenza cristiana manda da secoli. Facendo regali a chi davvero ne ha bisogno, accogliendo a pranzo chi non siede da tempo a una tavola, magari organizzando un desinare antico, fuori dalle rotte del grande consumo e delle ricette da supermercato.
Piccoli segnali, che servono a non sentirsi del tutto “omologati” e a fermarci un istante nel calore della famiglia, in un giorno, per chi almeno crede, che non deve diventare come un altro.
Vittorio Colombo
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA