Ma venne la Grande Guerra e qualcuno si accorse che, per le classi 1881-1889, i riformati per sola causa di statura, tra il metro e cinquanta e il metro e cinquantacinque, erano poco meno dell'8,5 per cento, a dire 8.500 individui su 100 mila iscritti alle liste di leva. Davvero tanta e provvidenziale "carne umana".
Quel mezzo centimetro fece la differenza: mio nonno passò dal 277° Battaglione di Milizia Territoriale al 7° Reggimento di Fanteria per concludere nel 254° Reggimento di Fanteria.
E così, se l'eccezionalità degli eventi ben giustifica nuove e talvolta fastidiose regole, rimane pur sempre dimostrato che le leggi si fanno e si disfanno, spesso e tragicamente, ben tutelando la convenienza di pochi imboscati. Constatazione che mi appare di straordinaria attualità.
Claudio Grimoldi
Bosisio Parini
Caro Grimoldi,
la macelleria assortita della Grande Guerra non risparmiò alcun valoroso, basti pensare ai "ragazzi del '99" chiamati in causa poco più che adolescenti a dare il proprio contributo di sangue a quella che Marinetti - peraltro al fronte - giudicava la "sola igiene del mondo". Per soddisfare l'ego di economisti e generali si moltiplicarono le vedove, mentre i "soliti noti" allargavano i loro commerci, messi al sicuro da leggi rivoltate come calzini. Abitudine per nulla perduta, ma anzi rinforzata oggi dai nostri politici, per i quali il vecchio "armiamoci e partite" suona sicuramente meglio dell'Inno di Mameli.
Vittorio Colombo
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