ho seguito nelle pagine del vostro giornale la vicenda del giovane nigeriano accusato di tentata violenza sessuale ai danni della cameriera dell'albergo in cui era alloggiato e che gli stava rifacendo la camera.
Al di là della decisione di trasformare il fermo in arresto - derubricando l'accusa in molestie - le riflessioni sono più di carattere morale e “culturale”.
I profughi nei centri di accoglienza possono o no essere delle “mine vaganti”, potenzialmente pericolosi per il resto dei cittadini e per le donne in particolare, visto che la maggior parte di loro è costituita da ragazzi in giovane età? Il linguaggio dei gesti e delle occhiate può essere così diverso alle nostre latitudini rispetto alle loro, tanto da equivocare attenzioni da un lato giudicate “normali” e dall'altro moleste?
Tentare l'assalto a una donna soltanto perché questa non porta alcun anello è una cosa impensabile dalle nostre parti, visto che esistono mogli e madri felici dalle dita nude come ragazze senza fidanzato abbondantemente ingioiellate.
Luca Vallesi
Lecco
Caro Vallesi,
anche da noi, un tempo, si osservavano le mani delle ragazze per scoprire il loro “stato civile” dal fatto che portassero o meno la vera nuziale o l'anello di fidanzamento. Ma allora non c'era di sicuro la facilità di rapporti di oggi, e prima che due giovani si parlassero o entrassero in confidenza trascorreva parecchio tempo, un tempo fatto di occhiate e dove l'immaginazione galoppava. Così forse è accaduto nella vicenda del giovane nigeriano, una sorta di “commedia degli equivoci”.
Dalle nostre parti, di solito, una ragazza che ci colpisce proviamo a invitarla a bere qualcosa, per conoscerla meglio e capire se procedere o meno con le attenzioni. Lui - a voler essere buoni - è andato per le spicce.
Vittorio Colombo
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