Vi rendo partecipi di una classica storia italiana. Sono un neodiciottenne e in quanto tale ho fatto richiesta al mio Comune di essere iscritto all'albo degli scrutatori. Ho fatto questa scelta perché credo nell'importanza della presenza di giovani alle prossime votazioni e che fare lo scrutatore sia un dovere civico. Dopo aver appreso con entusiasmo la mia nomina, ho amaramente scoperto che la mia scuola non riterrà quell'assenza motivata. Non trovate questo un grave controsenso? Proprio la scuola che dovrebbe essere lo strumento che orienta al senso politico ostacola in questo modo un dovere che ogni giovane deve sentire in sé? Viene visto come un difetto e non come un valore aggiunto?
Ivan Sorrentino
Non è solo classica, la storia. È paradossale. Naturalmente assurda. Purtroppo comune. Né si può dire che si tratti solo d'un problema di burocrazia. I problemi della burocrazia si aggirano, se proprio non li si riesce a superare.
Questo è un problema di sensibilità individuale, che va perfino oltre la coscienza civile. Il responsabile d'un istituto scolastico al quale un allievo chieda la possibilità d'assentarsi per andare a fare lo scrutatore dovrebbe agevolarlo anziché intralciarlo. Ma l'idea che si possa infrangere una regola sbagliata, sia pure con ogni crisma istituzionale, per affermarne una giusta, sia pure senz'alcun riconoscimento formale, non appartiene al novero delle possibilità generalmente tenute in conto.
È questa la conservazione che paralizza il Paese, lo ha fatto tristemente invecchiare, impedisce il dispiegarsi di slanci che pure esistono. Esistono, ma rimangono soffocati. E infine muoiono, assieme al Paese che si rifiuta sciaguratamente di vivere.
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