Il Paese è uscito dalle urne sbigottito. Ritengo che il voto al movimento di Grillo rappresenti un segnale importante dell'elettorato, stanco di tutta una serie di scandali nella politica e senza intravvedere all'orizzonte una ripresa economica. L'elettorato ha diviso equamente i voti tra i due poli i quali debbano trovare punti di convergenza onde varare un governo per fare riforme strutturali e ridare ossigeno alla nostra economia. Però mi accorgo che le cose non stanno in questo modo. Nella famigerata seconda repubblica, dopo ogni elezione la controparte era semplicemente avversario politico da controbattere ma da rispettare, mentre attualmente è il nemico da abbattere con ogni mezzo. Dobbiamo supplicare un intervento divino?
Elio Guanziroli
Basterebbe un intervento del buonsenso. Poche cose da fare in un tempo breve, con l'accordo più largo (più logico) possibile. Poi si torna alle urne (con una nuova legge elettorale) e chi vince vince. Non chi arriva primo non vince, e chi arriva secondo o terzo non perde. Naturalmente far quagliare situazioni e umori diversi non sarà facile, però Napolitano è l'uomo che dà il meglio quando la contingenza è difficile. Questa è difficilissima. Soprattutto per Pd (meno otto punti percentuali sul 2008 e meno quattro milioni di consensi) e Pdl (meno diciassette punti percentuali e meno sei milioni). Ma anche per Grillo, che deve prendersi qualche responsabilità dopo aver preso così tanti voti. E fare esercizio di realismo, anziché abbandonarsi a ipotesi di fantasia, tipo: chi vuol governare con noi deve aderire a ogni nostro obiettivo senz'alcuna mediazione. I suoi estimatori giudicano che l'occasione vada colta, non sprecata.
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