Catapultato al mondo, dal primo respiro mi ritrovo dopo 25 anni a riflettere. Una vita acerba, la vita di uno che viene etichettato “fannullone” per ragioni che si rispecchiano nella mentalità di un popolo che sta avvicinandosi inesorabilmente al baratro. Sogno le glorie di un mondo antico, quando a governare era un'élite di filosofi, quando era il popolo a volersi ritrovare in piazza a discutere della propria vita, della quotidianità, dei problemi e di tutto ciò che era il loro vivere. Perché ci ritroviamo in questo stato, perché siamo finiti in questa palude, in questo gioco malefico per cui l'essere viene annientato inconsciamente e continuamente bombardato da una serie di eventi, informazioni, immagini, video, ideologie che aiutano solo chi (parassita) vive sulle nostre spalle. Io sorrido, di fronte alla bocca arrogante che crede di avere l'elisir della vita immortale. Rido di fronte al bigotto che impone ciò che si deve e non deve fare. Perché, perché non ci rendiamo conto che stiamo sulla stessa barca! Perché non ci rendiamo conto che l'unica cosa reale è la vita! Perché non ci rendiamo conto che l'attimo fugge e siamo solo passeggeri in quest'universo. Il tempo, il tempo è denaro: fesserie. Il denaro non è nulla. Il sentimento è tutto. Ci hanno rubato la voglia di sognare e non ce ne rendiamo nemmeno conto. Non riesco più a volare. Giovani, svegliamoci vi prego! Vi prego, cambiamo. Non abbattiamoci e ritroviamo la voglia di sognare!
Willy Zini
Mettiamola così, per trovare una ragione consolatoria. Mettiamola che la saggezza antica spesso ci ricorda come l'uomo si aggrappi al potere, e più in generale alla materialità per esorcizzare la paura della morte. Che ingenera la paura del vivere. Che ingenera la paura verso se stessi. E' la paura da vincere, anche se l'apparenza c'indurrebbe a ritenere che siamo in una società governata da chi di paure non ne ha proprio. Un fantasista potrebbe dire: non ne hanno, di queste paure, perché convinti che la vita è un sogno, che il sogno finirà, e l'esistenza vera arriverà al risveglio. Dopo la vita. Ma quest'esaltazione d'un destino trascendente è, appunto, una ragione consolatoria che facciamo nostra osservando sconsolati quanto accade di nient'affatto trascendentale nella realtà. Ci dobbiamo rassegnare? No, non dobbiamo farlo. Nella certezza, come scriveva il poeta Garcia Lorca e come dici tu, caro ragazzo, che la vita non è sogno, è “alerta”: è sveglia. E la sveglia arriva per tutti, basta attenderla con pazienza. Arriva perfino per chi non se l'aspetta, la sveglia.
Max Lodi
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