Cara provincia
Domenica 18 Aprile 2010
Ca' d'Industria: noi, vecchi consiglieri
tutt'altro che sprovveduti
Cortese direttore,
in un recente articolo apparso sul quotidiano da lei diretto e concernente la Cà d'Industria, c'è chi si augura un mio ritorno alla presidenza della stessa.
E' un augurio che considero un attestato di stima per me e per i colleghi consiglieri che mi hanno affiancato nei vent'anni di presidenza, ma che non potrà avverarsi in quanto non ci sono più le condizioni indispensabili. Il sottoscritto, per una questione di anagrafe, non ha più lo stimolo né la forza di affrontare una situazione tanto delicata e poi è impensabile ritrovare un consiglio coeso e coerente sui valori di gestione che hanno fatto grande per due secoli la Cà d'Industria nonché ritrovare quelle maestranze che hanno contribuito in maniera determinante alla modernizzazione dell'Ente di questi ultimi anni e che sono state decimate da un processo di epurazione incomprensibile.
Il contratto di fornitura dei pasti della durata di dieci anni che vincola per così lungo tempo l'istituto al fornitore non è che l'ultimo atto discutibile del consiglio in carica nominato dal sindaco nell'ottobre del 2005 per soddisfare l'«esigenza di rilancio e di sviluppo della Fondazione». Davvero un bel rilancio, complimenti a tutti.
La chiusura della Solitaria di Albese, dovuta ai mancati interventi di messa a norma concordati con la precedente amministrazione della Asl nel novembre 2002, programmati e finanziati con esecuzione entro dicembre 2008, con conseguente perdita di 75 posti letto con collegati accreditamenti, è un altro bell'esempio di sviluppo della Fondazione.
E pensare che dal quadro di raffronto costi e ricavi relativi al bilancio al 31-12-2005 si legge come la Solitaria avesse allora realizzato un avanzo di 123.296,18 (bilancio approvato dal nuovo Consiglio). Eravamo degli sprovveduti?
Nel novembre 2005 al pensionato Celesia in una conferenza stampa, il precedente consiglio aveva presentato il progetto dell'arch.Venelli di ristrutturazione dei rustici realizzando la portineria del nuovo complesso e 6 piccole abitazioni per coppie anziane ed il progetto dell'arch. Trabella per la sistemazione del giardino a valle del complesso. Il tutto alla presenza del sindaco e con visita al cantiere delle Camelie, ormai in fase finale. E' rimasto tutto sulla carta, nonostante ci fossero già i progetti e i finanziamenti (oltre 6 milioni di liquidità al passaggio delle consegne il 26 gennaio 2006). E' rimasto sulla carta anche l'ampliamento della cucina del pensionato Celesia. Perché quella del Celesia 2 progettato senza cucine è la gran madre di tutte le bugie: già nella relazione al conto consuntivo del 2003, ovviamente agli atti della Cà d'Industria, si diceva: «Relativamente alle opere da compiere nel prossimo biennio si segnala l'ampliamento della cucina necessario al fine di servire gli utenti della nuova e adiacente R.S.A. "Le Camelie. Tale intervento dovrà essere finanziato con la prossima alienazione di beni non strumentali di questo Ente». Nel piano di programmazione triennale 2003/2006 della Cà d'Industria, nei lavori di ristrutturazione di villa Celesia compare uno stanziamento di 60.000 euro per l'ampliamento e l'adeguamento della cucina e 769.748 per mini alloggi protetti. Infine nella scheda di presentazione della Fondazione che costituisce parte integrante e sostanziale del verbale di passaggio delle consegne al nuovo Consiglio di amministrazione e controfirmato dal dr. Pellegrino, si legge, al punto 8, pag. 9: casa albergo Villa Celesia: «Relativamente alle opere da compiere, si segnala l'ampliamento della cucina necessario al fine di servire anche gli utenti della nuova adiacente Rsa Le Camelie». L'ufficio tecnico dell'Ente aveva già preparato il progetto con l'avallo informale dei Vigili del Fuoco. E' rimasto tutto al palo e oggi si accusa il vecchio Consiglio di non aver previsto le cucine. Per fortuna ci sono i documenti. Ma li avranno letti?
Un'altra menzogna che ogni tanto riemerge è quella degli accreditamenti regionali per i posti letto delle Camelie: il vecchio Consiglio si sarebbe dimenticato di presentare le opportune domande in Regione. Falso! La prima domanda per l'accreditamento di una nuova struttura protetta per 120 posti di cui 40 affetti dal morbo di Alzheimer è stata depositata il 15-10.1995; la seconda il 23-3-1997; la terza il 15-7-1998 e la quarta il 25-2-1999. Il 7-2-2000 la documentazione per l'accreditamento è stata passata direttamente al dr. Maurizio Bernardo, assessore alle politiche sociali della Regione Lombardia. Purtroppo non vi è stato seguito in quanto non vi erano stanziamenti sui bilanci regionali dei vari anni. Tale possibilità si è riaperta nel 2007: mi auguro che sia stata presentata la opportuna richiesta. O forse no?
Infine è emersa, in una conferenza televisiva, che i lasciti si sono inariditi perché male utilizzati dal vecchio consiglio. Questa è un'autentica buffonata che non merita risposta, i lasciti sono come la fiducia: bisogna meritarseli.
Mi limito solo a ricordare che nei vent'anni che abbiamo passato alla Cà d'Industria è stata ristrutturata la sede di via Brambilla con una spesa di 14 miliardi di lire, è stata ristrutturata Villa Celesia con l'installazione di nuovi servizi igienici per ogni camera, sono stati realizzati la palestra di fisioterapia, l'ampliamento della sala da pranzo (circa 2 miliardi di lire); è stata realizzata alla Solitaria una nuova struttura collegata alla preesistente con un condotto coperto, dotata di palestra, ambulatori medici, foresteria per il personale religioso, mentre nella parte vecchia si è provveduto al rifacimento degli impianti tecnologici, al rifacimento delle camere delle suore della Cappella; spesa complessiva: 3,5 miliardi di lire; è stata realizzata la nuova struttura "Le Camelie" per i 120 posti letto compresso un nucleo Alzheimer (circa 18 miliardi di lire); in via Brambilla funziona da anni un Centro diurno integrato; si preparavano circa 200 pasti al giorno per gli anziani esterni (altro che esternalizzazione delle cucine!); si sono realizzati bagni assistiti per anziani esterni; col contributo della Fondazione provinciale Cariplo e di qualche benefattore è stato ristrutturato il piazzale di San Giuliano su progetto dell'arch. Pandacovic.
In una nazione civile, di fronte ad affermazioni quanto meno ingenerose, credo di avere tutto il diritto di ristabilire la verità col sostegno di atti, fatti e cifre concreti per tutelare la dignità mia, di tutti i consiglieri con i quali ho collaborato e specialmente di quelli che ci hanno lasciati.
Grato per l'attenzione, la saluto con viva cordialità.
Fabio Castelli
Ex presidente della Cà d'Industria
Mi pare che le sue argomentazioni siano chiare anche per chi è duro di comprendonio. Peraltro lei queste cose le va dicendo da almeno tre anni, cioé da molto prima che la crisi in Ca' d'Industria degenerasse. E da tre anni il dottor Pellegrino fornisce delle non-risposte, parla molto ma dice poco, e se qualcuno si permette di azzardare una critica alla sua gestione, come abbiamo fatto noi in tempi non sospetti registrando una lunga serie di proteste dei parenti, prende d'acido, scarica sui predecessori, grida al complotto oppure veste i panni del Cireneo, minacciando fulmini e saette a colpi di carte bollate con il solo scopo di zittirci. Insomma, proprio l'uomo giusto per garantire serenità, pace e concordia in un ambiente delicato e fragile com'è quello di una casa per anziani.
Ma quando ha assunto la presidenza della Fondazione credeva forse di imbarcarsi per una crociera ai Caraibi ? O pensava che mettersi in posa fotogenica davanti all'obbietivo sarebbe bastato a guadagnarsi l'imperitura gratitudine della città riconoscente ? Qualcuno dovrebbe spiegargli una volta per tutte - e questo compito spetta al sindaco Bruni - che gestire una struttura complessa come la Ca' d'Industria non è una passeggiata, ma richiede doti manageriali non comuni. Chi non se la sente di portare la croce non è obbligato a testimoniare la propria vocazione al martirio: esiste pur sempre il nobile, anche se desueto, istituto delle dimissioni.
Noi, per parte nostra, continueremo a fare il nostro mestiere e a riproporre le domande inevase, perché la gravità della situazione è sotto gli occhi di tutti. Dal confronto con il suo luminoso passato la Ca' d'Industria di oggi non può che uscire perdente: sarebbe ora che tutti quanti, con umiltà, facessero un passo indietro e pensassero al futuro dell'Ente. Un futuro che ci appare incerto, precario e sempre più estraneo alla politica sociale che un'amministrazione seria dovrebbe perseguire con determinazione e rigore. Se cultura solidale, spirito di servizio e trasparenza non prevarranno, c'è solo da aspettare: ne vedremo di tutti i colori. Per cui, caro Castelli, si metta il cuore in pace e pensi alla salute: il tempo è galantuomo. Purtroppo i nostri vecchi di tempo ne hanno poco.
Pier Angelo Marengo
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