Le primarie rischiano di affondare il Pd. Lo scontro è tra Bersani e Renzi, con i sondaggi che danno per probabile vincitore il sindaco di Firenze, stravolgendo le previsioni del vecchio apparato.
Apriti cielo, è scoppiata una vera guerra.
Il comunista pentito, Veltroni, praticamente si è dissociato dal Pd, preparandosi forse a diventare possibile ministro di un futuro governo dei moderati appoggiato dal centrodestra, non pago dei disastri provocati nel passato.
Massimo D'Alema, che faceva già parte della direzione del Pci quando portava i calzoni corti, il cui nome di battesimo lo fa illudere di essere un grande, ha già annunciato guerra se vince Renzi: non gli par giusto andare in pensione dopo solo 40 anni di Parlamento, quando il suo maestro, Napolitano è in Parlamento da 60 anni! Non si accorgono costoro che mentre litigano, quelli del centrodestra si stanno riorganizzando?
Emilio Vanoni
Il centrodestra si sta affatto riorganizzando. Si trova nella condizione opposta, dopo la rinunzia di Berlusconi a candidarsi: tutti contro tutti. Però l'improvvisa democratizzazione del Pdl, dopo vent'anni di cesarismo cavalieresco, potrebbe avere i suoi vantaggi: se non altro chiarirà (tornerà a chiarire) che di destre ce ne sono due, una liberale e l'altra conservatrice. E che l'alleanza con la Lega non è un dogma, ma al massimo un'opportunità.
Del travaglio degli avversari, il centrosinistra potrebbe profittare. Quanto alle primarie al suo interno, non farle sarebbe stato impossibile, vista l'aria d'avversione ai partiti e alle loro nomenklature. E farle senza garantire la possibilità di partecipare ai desiderosi d'essere in lizza, sarebbe stato un errore. Che poi da una scelta obbligata possa procurare nocumento al Pd, non è detto.
Magari gli procurerà un beneficio, portandolo a una trasformazione impensabile sino a qualche tempo fa. E rafforzando nella sinistra l'idea che si può essere riformisti in una maniera diversa rispetto a quella in cui si è fino ad oggi creduto.
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