L'Italia che non gli riconosce più nulla, dimenticando le sperticate lodi dei decenni passati, dovrebbe almeno riconoscere a Berlusconi di essere un grande allenatore o almeno un grande direttore tecnico. Sino a 15 giorni fa il Milan non riusciva più a vincere e Allegri stava per essere cacciato. Sono bastate due visite di Berlusconi a Milanello e il Milan è risorto in campionato e ha trionfato in Champions. Solo un caso?
Giovanni Vanetti
Forse no. Probabilmente (certamente) no. Berlusconi sa di calcio, e lo dimostrò fin dall'avvio dell'esperienza rossonera. Fu dileggiato per estetismi da grandeur (comparsate in elicottero) e intromissioni da "ghé pensi mi" (la fetta di crostata imposta ai giocatori). E invece seppe innovare, con sorprendente coraggio. Nessuno avrebbe scommesso su Sacchi allenatore da grande squadra, lui ci giocò tutto. Più avanti, trasformò Capello da travet societario in tecnico invincibile. Ordinò acquisti cui altri obiettarono, allestì una società modello, vinse e rivinse campionati e coppe. Un presidentissimo, obiettivamente. Vero che spese barcate di soldi, vero però che taluni colleghi (per esempio Moratti) spendevano lo stesso e ottenevano zero. Berlusconi ha segnato un'epoca del football italiano, se la politica non l'avesse sottratto troppo presto al pallone, avremmo avuto un'Italia calcistica migliore; e forse anche un'Italia non calcistica in condizioni più accettabili dell'attuale. Non è un caso che il Milan abbia progredito dopo le sue immersioni nella vita societaria: Allegri era più confuso del Pdl, Berlusconi gli ha dato una schiarita. La stessa che nei prossimi giorni darà al Pdl, trasformandolo in ex Pdl.
Max Lodi
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