Cara Provincia,
premetto di non essere un appassionato di cinema, ma di andarci soltanto qualche volta trascinato da questo o quell'amico che promette il film sensazionale o assolutamente imperdibile.
Questa volta mi sono lasciato convincere a vedere “The artist”, del regista francese Michel Hazanavicius, premiato a Cannes e candidato agli Oscar 2012, la storia di un divo del cinema muto caduto in disgrazia con l'avvento del parlato.
Mai scelta è stata più felice, perché questa pellicola, girata senza sonoro e in bianco e nero, restituisce in pieno la magia del grande schermo, quella capacità che hanno i film ben costruiti, di renderci per un paio d'ore completamente estranei alla realtà che ci circonda e immersi in un mondo altro, fantastico e pieno di emozioni e suggestioni.
Un film che racconta, con il corredo costante di una sottile e intelligente ironia e senza mai scadere nel mélo, come nonostante tutte le avversità e le sfortune della vita, ci sia quasi sempre una possibilità di riscatto, come dimostra la storia di George Valentin, osannato finché il muto era in auge, costretto quasi a mendicare dopo la rivoluzione del cinema sonoro e poi di nuovo famoso come ballerino di tip tap.
In tempi bui e violenti come i nostri, un'iniezione di gioia e simpatia come questa è un regalo davvero prezioso.
Aldo Santi
Colico
Caro Santi,
fa riflettere il fatto di doversi rifugiare in una storia raccontata al cinema per ritrovare sentimenti e senso di giustizia, però “The artist” ci restituisce in forma di sogno in bianco e nero molto di ciò che ci piacerebbe accadesse nella vita reale. Poesia del vivere, anche nei momenti più difficili, e l'amore che alla fine vince su ogni cosa. E in mezzo a drammi esistenziali, sparatorie, storie di trafficanti e di guerre mafiose, normali di questi tempi al cinema, il sorriso accattivante di Jean Dujardin e Bérénice Bejo splende come un piccolo sole di felicità.
Vittorio Colombo
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