Chiesa/ Operazione verità in spot per preti:Uno su mille sbaglia

Chiesa/ Operazione verità in spot per preti:Uno su mille sbaglia Pubblicità per donazioni liberali, complementari a otto per mille

Roma, 5 dic. (TMNews) - La scorsa primavera lo scandalo della pedofilia aleggiava. Poi le ombre si sono infittite. Forse è per questo che i nuovi spot per le donazioni ai sacerdoti parlano, per la prima volta, di quelli che sbagliano. Pochi, ma ce ne sono anche tra i sacerdoti. Una rivoluzione nella comunicazione della Chiesa cattolica italiana. In linea con la politica della trasparenza voluta da Angelo Bagnasco, presidente della Cei a arcivescovo di Genova. Che nella sua città a maggio è dovuto intervenire con una dura condanna quando è scoppiato il caso di don Riccardo Seppia, arrestato con l'accusa di tentata violenza su un chierichetto, induzione alla prostituzione minorile, offerta di sostanze stupefacenti."A volte da soli, a volte insieme a tanti, sono sempre dalla parte dei deboli", recita la voce fuori campo delle nuove pubblicità di 30 secondi, trasmesse da alcuni giorni sulle maggiori reti (Rai, Mediaset, La7, satellitare e digitale terrestre). "A fianco dei dimenticati. Lontani dal potere e vicini alle parole del Vangelo. E - sottolinea lo spot - per uno che sbaglia, ce ne sono migliaia che dedicano tutta la vita alla loro missione". Seguono esempi di sacerdoti 'di frontiera' che non sbagliano: "Don Antonio tra i poveri, don Luigi tra i malati, don Tonino tra le vittime della camorra. Il tuo aiuto li spingerà a non arrendersi. Ad andare avanti. Insieme".'Insieme ai sacerdoti' è lo slogan della campagna, visibile anche al sito internet www.insiemeaisacerdoti.it. La scelta di citare "uno che sbaglia" su migliaia che non sbagliano non è stata una scelta facile per la Conferenza episcopale italiana. Già alla presentazione della campagna pubblicitaria per l'otto per mille 'www.chiediloaloro.it', ad aprile, i rappresentanti dell'episcopato italiano non nascosero il problema degli abusi sessuali del clero in vari paesi del mondo, che ha fatto del 2010 un 'annus horribilus' della Chiesa cattolica, né negarono il rischio che lo scandalo incida sugli introiti della Cei. "Gli spot per l'otto per mille non sono una novità assoluta", precisò il portavoce della Cei, monsignor Domenico Pompili, rispondendo ad una specifica domanda dei giornalisti. "Direi che c'è una coincidenza tra l'annus horribilis della Chiesa a livello globale, che ha avuto riflessi anche da noi ed ha avuto effettivamente elementi di scandalo, e la nostra campagna. Non c'è un rapporto di causa ed effetto". Ora, però, gli spot preparati dall'ufficio 'Sovvenire' della Cei, partiti in sordina lo scorso 20 novembre, fanno un passo avanti.Le offerte liberali ai sacerdoti, d'altronde, calano. Complice la crisi economica, nel 2010 sono state raccolte 137.319 offerte, per un totale di poco più di 14 milioni euro. Nel 2009 le offerte erano 147.065 (14,908 milioni di euro), nel 2008 160.878 (16,562 milioni) e nel 2007 171.512 (16,800 milioni). Il picco era stato toccato nel 1992: 211.138 offerte per un totale di 23,535 milioni di euro. Il calo è tanto più problematico perché le donazioni liberali sono complementari al sistema dell'otto per mille con una sorta di sistema di vasi comunicanti. Il fabbisogno dei 35mila sacerdoti secolari e religiosi a servizio delle 226 diocesi italiane (nonché dei 3 mila sacerdoti che, per ragioni di età o di salute, sono in previdenza integrativa e dei 600 sacerdoti impegnati nelle missioni nei Paesi in via di sviluppo come fidei donum) viene, cioè, assicurato dalle quote dell'otto per mille nella misura in cui le donazioni e le altre fonti di reddito non bastano. Nel 2010, ad esempio, a coprire il fabbisogno annuo provvedono per il 19,3% gli stessi sacerdoti, grazie agli stipendi da loro percepiti (per esempio quali insegnanti di religione o per il servizio pastorale nelle carceri e negli ospedali). Per il 7,8% le remunerazioni percepite dagli enti presso cui prestano servizio pastorale (parrocchie e diocesi). Il resto è coperto per l'8,6% dalle rendite degli istituti diocesani per il sostentamento del clero, per il 2,6% dalle offerte, e per il 61,7% dalla quota dell'otto per mille. Un calo delle donazioni, insomma, sottrae fondi alle altre attività della Chiesa (esigenze di culto, attività caritative in Italia e all'estero). E la Cei di Bagnasco vuole evitare questo rischio. Anche al prezzo di affermare che "per uno che sbaglia, ce ne sono migliaia che dedicano tutta la vita alla loro missione".

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