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Sabato 19 Maggio 2018
Tacchinardi ringrazia ma lascia il Lecco
Girone B«Grato per la fiducia che mi è stata accordata però a queste condizioni non me la sento di continuare»
All’origine del rifiuto della panchina le “invasioni” del presidente e la sua pretesa di vincere sempre e comunque

Le strade del Lecco e di Alessio Tacchinardi si sono divise. Era nell’aria, ma l’incontro di venerdì aveva fatto sperare nel “ribaltone”. Ieri, alle 12, puntualissimo come promesso, l’allenatore cremasco ha fatto sapere la sua risposta: “Niet” al presidente Paolo Di Nunno che ha preso atto.
Da noi interpellato, Tacchinardi ha spiegato: «Non rimango, ho valutato i “pro” e i “contro” e devo, purtroppo, dichiarare che non rinnoverò per divergenze caratteriali con la guida della società. Ringrazio però il presidente per l’opportunità che mi ha dato e che mi intendeva ancora dare. Ho valutato il tutto, ma non me la sento. Sono stati quattro mesi molto belli e auguro a chi arriverà di fare una bella squadra, ma anche di avere un equilibrio per provare a vincere il campionato».
«La squadra sono convinto che sarà costruita per vincere, ma…».
Tacchinardi va in profondità col suo ragionamento: «Sarò il primo a essere contento se il Lecco vincerà. Porterò sempre il Lecco nel cuore e ringrazio i tifosi per la grande stima che mi hanno dato. Ringrazio anche dal magazziniere a Maiolo. Sono stati tutti fantastici, ma la mia bilancia pende per i “contro” per la prossima stagione. E partire con dei dubbi e dei “se” e dei “ma”, non sarebbe stato giusto per il Lecco stesso». Sul presidente non dice nulla più di quanto abbia sempre affermato: «L’ho conosciuto e so che ha tanti pregi ma anche dei difetti. La squadra sarebbe stata sicuramente all’altezza, ma non si può vincere tutte le partite e nei momenti di crisi bisogna avere equilibrio, cosa che non era garantito qui a Lecco… Può succedere di tutto, se perdi una partita a Lecco, per cui faccio un passo indietro».
Nessuna squadra
Il presidente è convinto che Tacchinardi, in realtà, abbia avuto altre proposte che lo abbiano convinto a non restare: «Non ho nessuna squadra dietro – ribatte - anche perché per rimanere in serie D voglio aspettare. Però non volevo arrivare alla quarta giornata e fermarmi. Ho un nome e una carriera, e dopo il “cinema” venuto fuori nel dopo Darfo, non me la sento più di continuare. Il presidente è lui ed è giusto accettare le sue, di condizioni, se vuoi rimanere…».
Sensazioni
Tacchinardi non lo dice, ma trapela che avrebbe chiamato altri giocatori e avrebbe notato un po’ di freddezza nel voler venire a Lecco. E poi non ha accettato che il presidente possa andare in panchina, durante la partita. E negli spogliatoi durante… Sono le cose che hanno, in fondo, provocato la rottura.
Tacchinardi conclude salutando tutti. In cuor suo è dispiaciuto. Non solo per aver perso l’occasione di allenare una squadra che, sulla carta, sarà costruita solamente per vincere. Ma soprattutto per aver rifiutato l’occasione di allenare una grande piazza calcistica, seppur di serie D.
Questo è il vero cruccio di Tacchinardi. Lo ha sempre detto: «Vincere a Castiglione, Darfo o in altre rispettabilissime piazze non è difficile come vincere a Lecco. Difficile e premiante». Insomma, Lecco è un groppo nella gola dell’ex campione juventino. Ma la convivenza con Paolo Di Nunno era impossibile. E Tacchinardi ne ha preso atto.
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