«Addio Matilde, eri una campionessa anche nella vita». I ricordi degli amici lecchesi

Questa mattina Asja Zenere aveva in programma un allenamento in bicicletta, per tenersi in forma. «Non ce l’ho fatta però. Al solo pensiero mi veniva il vomito», spiega la sciatrice di Barzio profondamente colpita dalla tragica notizia della scomparsa della giovane campionessa Matilde Lorenzi.

«La conoscevo -aggiunge -. Ci siamo incrociate diverse volte sulle piste. E’ una disgrazia immensa, che ha colpito tutto il mondo dello sci alpino e dello sport in genere». La morte della giovane atleta, ha aperto qualche domanda sulla sicurezza. «Non posso entrare nel merito dell’incidente, non conoscendo i particolari: so soltanto che si stava allenando nel gigante -prosegue Zenere -. Però sono sicura che le misure di sicurezza sono al massimo. Noi atlete abbiamo l’airbag, i guanti speciali come le tute. Le piste poi vengono preparate benissimo e gli allenatori sono sempre molto attenti. Il pericolo però è sempre dietro l’angolo e non puoi farci nulla. E come andare in automobile. Se non metti le cinture di sicurezza rischi di farti male. Se le metti però non puoi essere sicura di non incappare in un incidente».

La maggior parte delle persone pensano che la specialità più rischiosa sia la discesa. Ed invece il pericolo è nascosto anche nelle discipline tecniche.

E proprio la barziese ne sa qualcosa. Nel marzo del 2023 infatti è incappata in una brutta caduta, mentre si stava allenando in gigante in Svezia. Una caduta che, grazie al casco protettivo («E alla tartaruga che ho dipinto sul casco», precisa Zenere) non ha avuto conseguenze drammatiche.

L’impatto con la neve è stato durissimo ma per fortuna si è risolto con un grande spavento. «In questo momento penso solo alla sfortunata Matilde che adesso non c’è più, a causa di una fatalità mentre stava facendo quello che le piaceva di più», conclude la barziese.

E’ sconvolto per l’accaduto Andrea Bertoldini. Il premanese era in allenamento proprio in Val Senales con la squadra di Coppa Europa. «Eravamo sulla pista sotto e quando abbiamo visto scendere l’elicottero, abbiamo capito che era successo qualcosa -spiega -. Però non eravamo preoccupatissimi, anche perché in montagna l’unico modo per portare in ospedale un infortunato, anche non grave, è l’elicottero. Poi invece ci hanno informato della gravità dell’incidente». Poi la notizia che nessuno avrebbe mai voluto ricevere. Ancor di più Bertoldini. «Conoscevo molto bene Matilde, -dice -.Eravamo amici. Ci siamo ritrovati per un anno intero nella stessa squadra degli Osservati e poi adesso nel gruppo sportivo dell’Esercito. Sono sconvolto per quello che è successo. Dovevamo allenarci sulla stessa pista, ma la Federazione, giustamente, ha annullato tutto. Io non ce l’avrei fatta a scendere dove Matilde è caduta».

Anche Bertoldini non dà la colpa alla mancanza di sicurezza. «E’ stata, a quanto ho capito, una caduta quasi banale, come ne succedono spesso, anche durante gli allenamenti. Purtroppo -prosegue -ha picchiato la testa in modo violento». Nicolò Molteni è un velocista e il rischio non è una novità. «Puoi prendere tutte le misure di precauzione, ma l’imponderabile è sempre dietro l’angolo -dice l’ex Sci Club Lecco -.Come dimostra l’incidente di Matilde». Guido Anselli

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