Lecco, i conti non tornano: tanti tiri, pochi gol

Le statistiche di gioco sono tutte a favore dei blucelesti, ma il risultato finale dà ragione agli avversari. Contro la Ternana serve più concretezza

Ancora una volta i numeri parlano in favore dei blucelesti, ma il risultato la dice nettamente a favore degli avversari. Questa volta in maniera ancora più netta di quanto già capitato contro il Bari. Contro il Cosenza la “matematica calcistica” ha detto cose che, se prese senza sapere il risultato finale, ti farebbero scommettere sul Lecco alla domanda: “indovina chi ha vinto?”. Tutti i tifosi del Lecco, invece, ben sanno com’è andata a finire: 1-3 per i rossoblu calabresi.

Ma andiamo con ordine: tiri? 25 a 15 per il Lecco; tiri in porta? 6 a 6; Grandi occasioni ? 3 a 2 per i blucelesti. Possesso palla? 53,6% contro 46,4% per il Lecco. Passaggi? 389 a 352 per il Lecco. Precisione nei passaggi? 75,1% contro 72,7% per il Lecco. Passaggi riusciti? 292 a 256 per il Lecco. Cross su azione? 23 a 13 per il Lecco. Cross riusciti? 5 a 3 per i blucelesti. Angoli: 13 a 2 per i padroni di casa. Solo un numero è a favore del Cosenza: 13 falli commessi a 12.

Il che ci porta sulla strada giusta nel considerare cosa sia successo davvero in campo, visti i numeri. Questa volta, bisogna dirlo, un pizzico di mala sorte c’è stata: lo dicono il rigore generoso concesso al Cosenza subito dopo che Mazzarri aveva respinto sulla linea il colpo di testa vincente, quasi, di Ierardi su azione d’angolo. E lo dice anche l’incredibile “liscio” a porta vuota di Ionita nei minuti precedenti. Ma lo dice anche, sull’1 a 3 per i calabresi, la “scarponata” di Buso sotto porta che avrebbe potuto riaprire la sfida. Insomma, in quei numeri così favorevoli al Lecco c’è un barlume di verità. Ma c’è anche una grande realtà: la concretezza non è del Lecco. Non lo è più da tempo.

Chi si ricorda le vittorie di Pisa e Palermo, che sembrano lontane anni luce, si ricorda di un Lecco che incassava ma non era un pugile suonato. E quando ripartiva piazzava dei jab paurosi. Insomma, scendeva dal ring magari barcollante, stanco, trafelato, ma vincente. Il tutto frutto di intensità, voglia di vincere, di rifarsi, di sacrificarsi, di lottare su ogni pallone senza mai “tirare dietro la gamba”. Ora sembra che queste caratteristiche siano venute, almeno parzialmente, a mancare. Come mai? Sta a mister Alfredo Aglietti farle ritrovare alla vigilia di uno scontro importantissimo, se non per la classifica per il morale, come quello di Terni. Far volare a 28 la Ternana vorrebbe dire farsi del male. Non farla scappare sarebbe già qualcosa. Sognare, poi, un’altra ancora.

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