Sì, l’effetto-Volpe, anche nei numeri allo stadio cittadino, sembra esserci: più gente sugli spalti del Rigamonti-Ceppi (e al netto dei quasi 2000 abbonati). Ed è una sorpresa (2.637 spettatori): questo Lecco non ha entusiasmato; almeno fino al fischio d’inizio di questa sfida con l’Alcione, che si veste “orange” come l’Olanda e pensa in grande come il Real. Terza in classifica da neopromossa con il sogno (realizzabile) di uno stadiolo - meneghino - tutto per sé. Ma al netto di questo, una domanda “percuote” i tifosi blucelesti: “Ma la mascotte indué che l’è finida?” “Murata viva negli uffici della sede. Arrivata lei...” fa un tifoso ingrato e stizzito al bar della tribuna. Celeste (ricordiamoci il suo nome) c’è ma (per ora) non si vede. Intanto prima della gara è “caccia al Volpe”. Sì - al netto delle facili boutade - la gente si chiede: da dove vedrà la partita? Dallo sgabiotto “dei Di Nunno”, dalla terrazza attigua, dal parterre della tribuna o a casa in pantofole (in collegamento col vice Bongiorni). Poi ecco Francesco Aliberti che - in barba alla tensione - si presenta in tribuna col viso truccato da pagliaccio-horror da”Storie per chi non vuole dormire”.
Un make-up bellissimo. Eppoi arrivano le “risposte”: Celeste è all’esterno-stadio dove giovani truccatrici truccano i piccoli tifosi blucelesti. Ed evidentemente anche il brillante vice-presidente ne ha voluto approfittare. Ma un’altra risposta poi arriva dal Lecco in campo: arrembante, deciso, pericoloso. Segna Sipos e i paragoni si sprecano: “Questo area è meglio di Novakovich...” sussurra un giovane giornalista. La Nord intanto è in delirio: sì, è un altro Lecco. Calcio-Champagne (e occasioni “a go go”) per tutto il primo tempo. “Kritta sembra Djalma Santos” dice una “volpe argentata”. Un altro gioco di parole? No, (tutto) un altro gioco. In campo.
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