Sport / Sondrio e cintura
Mercoledì 14 Febbraio 2018
In testa dall’inizio alla fine
Arianna entra nella leggenda
Oggi il poster in regalo
«Questa medaglia d’oro? Ha il sapore più buono di sempre». Dopo mesi di sacrifici, ora la gioia: «Una sensazione indescrivibile». Oggi in regalo con La Provincia di Sondrio il poster della campionessa di Polaggia di Berbenno.
La gara della vita è quella che si condensa in 500 metri di ghiaccio, grinta e oro. Di mesi di fatica, dieta (ma si è portata in Corea anche l’affettatrice per la bresaola, «in fondo si adatta al regime alimentare che mi sono imposta») e un pensiero fisso: perché quel titolo olimpico non poteva più sfuggire. Arianna Fontana, alla sua quarta volta ai Giochi, fila sulle lame di una partita giocata sempre da protagonista, fino al traguardo senza mai perdere una traiettoria, sicura, decisa perché stavolta l’appuntamento con la storia andava onorato.
E così dopo i bronzi di Torino e Vancouver, l’argento a Sochi, la medaglia più preziosa arriva ai Giochi di PyeongChang, quelli in casa dei padroni dei pattini. E finisce al collo dell’ex ragazzina terribile dello short track.
«Il viaggio è stato lungo ma ce l’ho fatta - dice la portabandiera azzurra - ed è più bello di come lo immaginavo. Lo sapevo, lo volevo, ho inseguito questa medaglia e ora sono felice». L’arrivo al fotofinish dopo quarti e semifinali sempre da protagonista: e proprio con la sudcoreana Choi Minjeong, sostenuta da un tifo da stadio tra K-pop sparato a tutto volume e applausi, l’Arianna nazionale si è trovata gomito a gomito. Ma venti centimetri più in là finisce la sua di lama, e vale oro.
«”Non mi sorpassi alla fine, non ci provare - sorride l’azzurra raccontando il film che le è passato in testa in quei quattro giri e mezzo di pista -, hai patito la fame per tre mesi, fai solo sacrifici e ora vuoi regalare la medaglia agli altri?”. No, questa doveva essere mia».
Per Arianna il verdetto è arrivato quando le immagini hanno mostrato che la sua lama era avanti a quella di Minjeong Choi, che alla fine ha provato anche a smanacciare un po’ per farsi largo. E si è beccata la squalifica: fuori davanti al pubblico di casa passato dalla foga allo choc.
Da Torino a PyeongChang solo andata, ai Giochi di casa nemmeno sedicenne e già sul podio, la più giovane di sempre, poi un crescendo, in mezzo titoli europei, trionfi, un marito italo-americano, Antony Lobello che l’aspettava lì a fine gara, per farla piangere un po’. Lacrime quasi inedite per la regina dello short track, stretta nel tricolore, che già aveva fatto sventolare nella cerimonia che ha aperto i Giochi.
«È una sensazione indescrivibile - racconta - io sono sempre trattenuta, ma stavolta non ci sono riuscita e le lacrimucce sono scese giù. In tribuna piangevano pure mamma e papà. Questa medaglia ha il sapore più buono di sempre. E poi vincere qui, in casa loro. Ci tenevo tanto, troppo, gli ultimi mesi sono stati davvero tosti».
Allenamenti su allenamenti e dieta ferrea: «Pochi carboidrati, niente latticini, tanta frutta, verdura e pesce» racconta. E sarà servito anche il regime alimentare choc, perché qui alla sua prima gara (e ancora ci sono i 1550, i 1000 e la staffetta) Arianna non ha sbagliato nulla. Ha fatto la gara della vita, ma può anche non bastare così.
«Ha vinto con sicurezza, personalità, determinazione». Sono questi gli “ingredienti”, a detta del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che hanno consentito ad Arianna di conquistare la medaglia d’oro nei 500 mt short track, la prima dell’Italia ai Giochi di PyeongChang e anche la prima per il numero 1 dello sport italiano in un’Olimpiade invernale.
«Ci ho creduto fino alla fine - è il sospiro di sollievo di Arianna -. Gli ultimi tre mesi sono stati davvero difficili: non avendo più gare di Coppa del Mondo, mi sono rimasti solo dieta e allenamenti e ho fatto fatica». Seconda atleta nella storia ad andare a medaglia in quattro edizioni differenti (l’altra è la canadese Tania Vicent) ed eguagliato il primato di sei podi olimpici nello short track della cinese Wang Meng, Arianna non intende fermarsi qui. «Ogni atleta ha sempre dei margini di miglioramento, anche lei - sorride l’allenatore Kenan Gouadec -. Sui 1000, per esempio, ha fatto grandi passi avanti e con un oro al collo tutto è possibile. Ancora in pista fra 4 anni? Ci sarà modo di parlarne, ma deve avere voglia di continuare e andare avanti». Prima, però, ci sono altre medaglie da mettersi al collo. Oggi in regalo con La Provincia di Sondrio il poster della campionessa di Polaggia di Berbenno.
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