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Giovedì 14 Gennaio 2021
Il Lecco? «È una
delle prime quattro»
L’ex ds Francesco Lamazza, ora alla Cavese, ottimista sui blucelesti: «Vedo una buona squadra. Vi manca il pubblico, da voi conta molto. Il presidente Di Nunno si fidi di Fracchiolla, che ha fatto buoni acquisti»
Francesco Lamazza, 47 anni, è il direttore sportivo specializzato in salvataggi, riusciti o meno ma sempre ricercati con grande impegno. Alla Pro Patria sfiorò la serie B, in condizioni difficili. A Lecco sfiorò la salvezza in C2 nel 2011/12 partendo quasi da zero. A Sesto San Giovanni se ne andò lasciando la squadra ai play-off. A Messina portò la squadra al sesto posto. A San Benedetto del Tronto i play-off. E a Cava dei Tirreni la stagione scorsa se ne andò per poi ritornare proprio da qualche giorno, in condizioni molto precarie.
«Sono all’anno zero, alla Cavese. Devo riuscire a salvare la squadra, ultima a otto punti… Ma sono determinato a farcela. Penso di farcela e per questo ho pescato nel vostro girone: ho preso Calderini della Carrarese, attaccante esterno classe 1988. Uno esperto che avevo già alla Sambenedettese. E poi prenderò altre sei o sette giocatori se riuscirò». Sta guardando anche al Lecco? «Certamente. Ha ottimi giocatori, anche se quelli che mi interessano non li danno via. Ho sentito che non vorrebbero dare Iocolano al Catanzaro che glielo ha chiesto, ma anche io lo prenderei subito. Anche Doudou Mangni non mi dispiace affatto, come pure Marotta. E poi “Il guerriero” Merli Sala che fu protagonista della rincorsa con mister Modica alla salvezza quando ero lì da voi a Lecco… Ma mi sa che non li danno proprio…».
Questo è un segnale che il Lecco ci crede ancora. Che non svende per fare cassa. Anzi…: «Anche io la penso così. Ed è giusto. Ci devono credere. Per me è una buona squadra, il Lecco. È una delle prime quattro del girone, secondo me. L’ho seguito in televisione, da casa. È un’ottima formazione e il fatto che abbia creato un gruppo che lavora da due anni con giocatori come Malgrati, D’Anna, Capogna, Merli Sala, Moleri, non è da trascurare. Poi Lecco è una piazza che ti trascina. L’unica cosa è che l’ambiente deve aiutare la squadra senza demoralizzarsi. So che è una piazza molto critica, ma credetemi: avete un’ottima squadra. Il girone di ritorno è un altro campionato. E a Lecco si può fare molto bene».
Si discute molto su mister Gaetano D’Agostino, ma per Francesco Lamazza, bluceleste nel cuore, non c’è questo problema: «Non lo conosco bene, di persona, ma la scorsa stagione aveva dato un’impronta netta al campionato e alla squadra. Non mi dispiace affatto. Io ho visto Pro Patria-Lecco, Lecco-Alessandria e Lecco-Carrarese. Devo dire che non mi è mai dispiaciuto e ho visto una sconfitta, una vittoria e un pareggio. Ma il campionato è molto livellato, molto corto. Certo anche il mister deve insistere sui giocatori più esperti, comprati e pagati per fare la differenza. Sono loro che devono suonare la carica».
Il diesse della Cavese, però, è convinto che al Lecco manchi molto qualcosa di fondamentale: «Il Lecco è penalizzato dalla mancanza del giocatore più forte: il pubblico. Per una piazza come questa è una mancanza non da poco, anzi fondamentale. Io so cosa vuol dire giocare a Lecco se c’è il tifo del Rigamonti-Ceppi dalla tua. Altre squadre di quel girone non hanno tifosi e in questo campionato sono avvantaggiatissime».
Il presidente Di Nunno non è contento, però: «Sanguigno com’è, non mi stupisce – commenta Lamazza - . Ma è proprio il presidente, che non è uno di primo pelo, che deve scuotere la squadra senza buttarsi giù ora che non va come vorrebbe, né esaltarsi quando vince. Da quando è entrato nel calcio penso che sia nella stagione in cui ha speso di più. Ma si deve fidare dell’amico Fracchiolla. È giovane ma bravo. Per me i conti torneranno, alla fine…».
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