Sport / Valchiavenna
Sabato 12 Ottobre 2013
Il cartello:« Campo chiuso
per l’ignoranza di qualcuno»
La Chiavennese si difende dopo l’accusa di insulti razzisti - «Non è stato uno dei nostri tesserati, qui gli stranieri sono di casa»
“Chiuso per l’ignoranza di qualcuno”. La dirigenza dell’Unione sportiva Chiavennese è decisa ad appendere sul cancello dello stadio comunale questo avviso in occasione della partita a porte chiuse della formazione Juniores. La società azzurra, infatti, sarà costretta a disputare un incontro del campionato regionale Juniores di fascia B a porte chiuse dopo quanto accaduto nell’ultimo match disputato dalla formazione della Valle del Mera nella trasferta di Dolzago con l’Arcadia. Per oggi il calendario prevede l’incontro casalingo con il Menaggio.
Secondo quanto riportato sul comunicato ufficiale della Figc Lombardia, infatti i sostenitori della Chiavennese avrebbero rivolto «frasi discriminatorie relativamente alla sua origine razziale» a un calciatore della squadra avversaria.
La dirigenza interviene con le parole del vicepresidente Massimiliano Scordamaglia e con un commento pubblicato su internet per chiarire i fatti riportati dal comunicato della Lnd.
«Secondo tali ricostruzioni nella trasferta di sabato scorso della Juniores regionale a Dolzago alcuni nostri sostenitori, quindi non tesserati, avrebbero pronunciato insulti a sfondo razziale nei confronti di un ragazzo di colore. La Chiavennese respinge con forza ogni tipo di accusa nei propri confronti ritenendola infondata e immotivata. In primo luogo l’accaduto non riguarda neanche lontanamente un nostro tesserato (tecnici, dirigenti o giocatori), questo lo si evince sia dalle parole del comunicato ufficiale sia dalla ricostruzione dei dirigenti dell’Arcadia Dolzago, intervenuti in merito alle accuse. Il comportamento della nostra Juniores è stato irreprensibile. Stiamo parlando della stessa squadra che appena quattro mesi fa ha vinto la Coppa disciplina, vittoria della quale oggi siamo orgogliosi ancora di più».
Nella trasferta in questione al seguito dei ragazzi c’era un gruppetto sparuto di persone, una decina al massimo, giocatori e qualche genitore. «Sono tutte persone fidate e riconosciute per l’impegno nello sport, i quali sono i primi rimasti allibiti per le accuse respingendole categoricamente. La società si ritiene offesa per le gravi accuse rivolte nei suoi confronti, dovute, come spesso accade, al protagonismo di certi arbitri. Di certo non lasceremo cadere nel nulla le accuse: andiamo avanti per la nostra strada, segnata dal rispetto verso tutti e dall’impegno».Fin qui Scordamaglia si sofferma sull’episodio di Dolzago. Ma c’è un altro aspetto che non può sfuggire a coloro che conoscono la società del Mera e le persone che la compongono.
«La nostra società sportiva recepisce e interpreta i cambiamenti che segnano la comunità chiavennasca, del tutto simili a quelli del resto del Paese - ancora il dirigente - . Tra i nostri tesserati abbiamo numerosi stranieri, sia in campo, sia nella dirigenza. Sono parte integrante della nostra squadra, in campo e fuori s’impegnano e lottano per i nostri colori. Non vedo proprio come potrebbe essere affiancata, la nostra Chiavennese, all’idea di razzismo».
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