Qualità che nel panorama del calcio dilettantistico provinciale fanno di Yuri Dolzadelli il migliore tra i numeri uno in attività.
L’estremo difensore dell’Olympic Morbegno (Prima categoria) è diventato nel corso degli anni un vero specialista nel neutralizzare le conclusioni dagli undici metri regalando alle sue squadre parate spesso decisive. Soltanto nella stagione in corso sono tre i rigori parati e tutti in trasferta: contro il Barzanò nel pareggio per 1-1 del 23 ottobre, a Calolziocorte il 6 novembre sul risultato di 2-2 al 90° e domenica scorsa nel derby con il Cosio sventando il tiro di Porta che sarebbe valso il pareggio dei padroni di casa.
Dall’esordio in prima squadra nel 2006 con il Morbegno ad arrivare ad oggi sono quasi una trentina i rigori parati da Dolzadelli. «Confesso di non avere tenuto il contro preciso – ammette il portiere -, ricordo che la stagione con più rigori parati fu la prima con la maglia dell’Olympic Retica nel 2007/2008 con sette. Ne parai anche due in Eccellenza con il Sondrio». Una dote innata per il 28enne di Dazio, una qualità evidenziata e confermata negli anni a dispetto delle categorie e delle squadre affrontate. Rispetto agli esordi è cambiato solo il modo di approcciarsi agli avversari.
«All’inizio mi preparavo al rigore con la convinzione di pararlo e mi fidavo dell’istinto, con gli anni e con l’esperienza maturata adesso cerco di studiare gli avversari nel corso della partita e questo aiuta. Segreti non ce ne sono, serve sicuramente un pizzico di fortuna ed essere al top fisicamente. In queste categorie soprattutto aiuta molto stare fermo fino all’ultimo, questo permette di poter arrivare più facilmente su tiri non troppo angolati».
La carriera di Dolzadelli è partita dal Morbegno nel 2006, proseguita la stagione successiva con l’Olympic Retica dove si è messo in luce tanto da approdare al Sondrio rimanendovi per ben quattro campionati.
Terminata l’avventura nel capoluogo il ritorno a Dazio.Esperienze vissute tra Prima categoria, Eccellenza, Promozione e di nuovo Prima, tutte utili per crescere e migliorare. «Nel tempo sono cresciuto sia fisicamente che mentalmente e adesso a 28 anni credo di aver raggiunto il massimo – continua Dolzadelli -, l’esperienza è importante anche se rimane quel pizzico di pazzia che contraddistingue il nostro ruolo. Lavorando a Sondrio con “Cece” Foppoli al fianco di Roberto Selvetti ho imparato molto, in quegli anni “Roby” era irraggiungibile, fisicamente pazzesco».
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