Curling che passione
«Tattica, strategia
e molto fair play»

La squadra Quindici gli iscritti ai Gabbiani di Chiavenna Primi passi nel 2017«poi poco alla volta siamo cresciuti» «Alla fine chi vince paga sempre da bere agli avversari»

Non solo l’hockey dello storico sodalizio verdeblu e non sono il pattinaggio di figura delle bravissime “Ice dimonds” sul campo del ghiaccio di Chiavenna,.

Dal 2017 sono tornate a scivolare anche le mitiche “stone” scozzesi protagoniste del curling.

Quelle che si sono imposte grazie alla vittoria della bellunese Stefania Constantini e del trentino Amos Mosaner alle Olimpiadi di Pechino, nel match di martedì con la squadra norvegese. Superata per 8 a 5, in finale, dopo 11 vittorie su 11 partite , ciò che ha consegnato all’Italia la prima medaglia olimpica, d’oro, nella disciplina.

E’ grazie a questa prodezza se i riflettori in Italia si sono riaccesi su questo sport, così particolare, che richiama le bocce.

«A dire il vero un ritorno di interesse sul curling si era cominciato a manifestare dopo le Olimpiadi di Torino del 2006 - precisa Matteo Pighetti, 36 anni, presidente dei Seagulls Chiavenna - . E’ da lì che il settore si è sbloccato, in Italia con la nascita delle prime squadre. Noi ci siamo inseriti in questo solco nel 2017 come Unione Sportiva Chiavennese.

Ma già prima a Chiavenna, era presente un sodalizio dal quale abbiamo ritirato un set di “stone”, le 16 pietre che si utilizzano in partita. Abbiamo comprato un altro set e piano piano siamo cresciuti».

Quindici gli iscritti ai Seagulls, di età compresa fra i 30 e i 70 anni, fra cui due donne, capaci di riportare interessanti risultati sulle migliori piazze. «Vincere a dicembre il sesto torneo internazionale “Jass curling cup” di Sesto San Giovanni, che è un po’ il “gotha” del curling in Italia - assicura Pighetti - è stato bellissimo. Qualcosa di incredibile per noi, che ci ha molto incoraggiati».

Nella due giorni dell’11 e 12 dicembre, i “Gabbiani” di Chiavenna, si sono imposti sulle altre 11 squadre amatoriali presenti, fra cui sei estere, provenienti da Austria, Svizzera, Francia e Polonia, restando imbattuti nelle quattro gare disputate e superando in finale, per 6 a 4, il team Stonti&Co, del Milano curling club.

Ma non è finita: domani e dopodomani, i “Seagulls” saranno a Bormio per la loro prima partita del Campionato italiano di serie C, di curling, al quale partecipano anche le due squadre dell’Alta Valtellina, il Varese, il Milano, e il Sesto San Giovanni. Il girone ovest terminerà il prossimo 25 , ma, poi, ci saranno le qualificazioni fra i gironi ovest ed est prima delle finali.

D’obbligo chiedere a Matteo Pighetti perché, una persona dovrebbe avvicinarsi al curling.

«Perché è bellissimo e fa bene - assicura -. Mi sono avvicinato quasi per caso, e mi è piaciuto subito. Non c’è fisicità, ma molta tecnica, tattica, strategia. C’è lo “skip”, il navigatore, che lancia la pietra e dà le dritte al compagno o ai compagni di squadra, a seconda che si giochi in due o in quattro, per convogliare la pietra più vicina al centro. Con la scopetta si agevola il flusso della pietra, facendola scivolare in avanti quanto serve e quanto basta». I giocatori indossano anche scarpe apposite, una con una suola normale, di gomma, l’altra con una suola liscia, più scivolosa. E su tutto c’è il fair play.

«E’ alla base di questo sport - dice Pighetti -, che, ad esempio, non prevede arbitraggio. Il giudice di gara subentra solo in casi limite, diversamente le squadre, si autogestiscono. E alla fine, sempre, chi vince, paga da bere agli avversari».

I “Gabbiani”, chiamatisi così in onore di un amico, Gabriele Nesossi, detto “Il gabbiano”, morto in un incidente stradale, lo hanno fatto, a Sesto per onorare la “Jass Cup”.

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