Calcio / Lecco città
Mercoledì 09 Giugno 2021
L’acquisto del Lecco?
Per ora è solo un “nì”
La cordata romana interessata a comprare il club bluceleste si prende ancora un po’ di tempo. E intanto sta valutando di “puntare” altre società.
«Oggi o domani mi diranno se vogliono proseguire con l’analisi dei dati e, dunque, che intenzioni hanno». Riccardo Fabbro, ex arbitro, mediatore della cordata romana che è interessata a comprare il Lecco, prende tempo. Poco. Si tratta di 48, massimo 72 ore. Poi si farà risentire e dirà alla famiglia Di Nunno se gli imprenditori di cui è espressione sono intenzionati o meno a rilevare la maggioranza della Calcio Lecco. Perché è di questo che si sta parlando: «Risponderemo positivamente o negativamente, ma faremo sicuramente sapere qualcosa».
Ma che non sia una pista tanto “calda” è denotata da due aspetti: alla cordata romana non è tanto piaciuto il fatto che Di Nunno abbia già preso il direttore sportivo e stia, praticamente, contrattualizzando il nuovo allenatore, proprio nel lasso di tempo che manca alla risposta del gruppo romano. E poi la proposta fatta da Di Nunno, anche se smentita dal direttore generale Maiolo, di prezzo d’acquisto non è stata ritenuta congrua: «Comunque sia quando Di Nunno ci ha sparato 2,5 milioni di euro per vendere, i miei imprenditori hanno rivolto la loro attenzione anche ad altre piazze. Abbiamo fatto la relazione, la due diligence. Senza parlare del fatto che c’è un milione di euro di monte ingaggi di già tesserati per cui si partirebbe, pronti-via, con direttore sportivo, giocatori, e forse allenatori già presi e 3,5 milioni già praticamente spesi tra acquisto e ingaggi».
Insomma, una specie di de profundis per le possibilità di trattativa. Sarebbe una specie di “cotto e mangiato”, senza possibilità però di scegliere né il tipo di carne, né il tipo di cottura. E, comunque, non sarebbe a buon mercato. Entrambe le parti, però, hanno delle ragioni: Di Nunno non può certo stare ad aspettare i comodi del gruppo romano. E deve andare avanti spedito. E gli imprenditori, se davvero hanno fatto una valutazione, ci hanno messo del tempo, com’è naturale, che però si è rivelato decisivo. Di sicuro se faranno una proposta concreta, sarà per la maggioranza assoluta non per entrare in quota minoritaria.
Inoltre pare proprio che il gruppo romano stia valutando anche altre società, a costi minori, dove operare da zero. Magari proprio tra quelle squadre toscane appena retrocesse che hanno un’ottima base di pubblico e blasone ma sono a zero. Tranne il Livorno che non può essere ripescato perché è stato penalizzato, è quasi impensabile che una tra Lucchese, Livorno, Arezzo e Pistoia non venga “salvata”…
E chi non fa della scelta della piazza un problema insuperabile (non illudiamoci che il gruppo romano se arrivasse lo farebbe per amore dei colori blucelesti), potrebbe virare su piazze ugualmente prestigiose ma dove possa comandare a partire dalle scelte tecniche e dirigenziali.
Il che, forse, spiega anche perché Di Nunno non abbia più parlato apertamente di cessione, ma di “sostegno”: ha già deciso di andare avanti, ma come e per quanto tempo dipende da chi verrà a dargli una mano.
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